Partiamo da due
presupposti
1 è impossibile
vivere in questa società ed essere al 100% vegan
2 la coerenza
nell’essere umano non esiste
“Quindi è una
battaglia persa?” NO.
Sono
semplicemente due fattori di cui dobbiamo tenere conto. La coerenza
non è lo stato finale, la coerenza non esiste, è solo una spinta,
una tensione che ti spinge al ragionamento e al cambiamento ma che è
impossibile da raggiungere perché non è nella natura dell’essere
umano. Egli è contradditorio, confuso, irrazionale, irascibile,
pauroso. Non si tratta di sopprimere questi aspetti, ma di accettarli
e prendere consapevolezza, senza cadere nella passività e nella
chiusura mentale: sempre aperto e ricettivo, anche se incoerente.
Sii tu il
cambiamento che vorresti vedere nel mondo
La buona notizia
è che non è necessario fare grandi cose, imprese epiche per essere
degli eroi; la brutta, per voi, è che ogni gesto che facciamo ogni
ora, giorno, mese, anno, vita ha delle ripercussioni su noi stessi e
basta aver un po’ di riguardo per quei gesti per migliorare noi
stessi. Io sono madre terra, lei è parte di me e io sono parte di
lei: io vivo, respiro, penso, agisco grazie alla sua esistenza, in un
ciclo continuo di dare e avere, donare e ricevere. Il gesto di
riguardo, quello disinteressato dà la spinta al cambiamento più
profondo nel mondo intero. Se non lo sai è perchè sei solo troppo
chiuso, anestetizzato, per non accorgerti del potere che hai di
mutare, trasformare con il tuo pensiero-azione, di migliorare madre
natura e quindi te stesso.
Sii convinto
almeno del fatto che in questa società tu esisti e servi
principalmente in veste di “consumatore”. I tuoi consumi hanno
potere, un enorme potere che la pubblicità tenta di manipolare a suo
piacimento, invogliandoti e facendo leva sugli istinti più rozzi e
primitivi. Tu puoi fare fallire un’azienda piuttosto che un’altra,
sei responsabile quanto lei dei prodotti che compri, complice
dall’inizio alla fine del processo che il prodotto subisce. Questa
è un’enorme responsabilità (che nessuno però ti fa notare) su
cui non puoi non ragionare.
Prima di
intraprendere il percorso veg, mi ero avvicinata al paganesimo, la
religione della natura, non tanto in quanto religione ma come
paradigma. Ogni manifestazione della natura è manifestazione divina,
la magia risiede solo in chi è capace di guardare con rispetto e
umiltà, ella ha da raccontarti ed insegnarti a vivere. Aderire alla
filosofia vegan è stato uno step consequenziale, naturale, logico:
ero e sono così innamorata delle montagne, dei ruscelli, del fuoco,
degli alberi, della luna, degli animali che non potevo essere
complice del loro sfruttamento, della loro morte e distruzione. Madre
terra mette a disposizione tutto ciò che mi serve per vivere bene e
in salute, felice e spensierata: lo fa con abbondanza e sa
ricompensarmi con la sua benevolenza, con i suoi segreti e misteri,
con le sue estimabili bellezze.
Quello che è
venuto a mancare all’essere umano è la riconoscenza: così pieno
di sé, arrogante e presuntuoso, ha perso il filo dell’essenza
della vita. Ha fatto della sua intelligenza, la sua più grande
stupidità. Così ossessionato dalle cose e spinto all’esterno, al
di fuori di sé che è divenuto incapace di guardare dentro,
riconoscere le priorità autentiche ed essenziali, quelle piccole ma
di valore, appunto. Voltiamoci e ritorniamo dentro noi stessi per
ritrovarci e ritrovare Madre Natura.
Sono ormai anni
che seguo la filosofia veg. Mi ricordo, quando presi la decisione,
che ebbi tutti contro: allora c’era molta più disinformazione
(zero prodotti al supermercato ad esempio) e ancora non si sapeva
cosa bene fosse, quando andavi in vacanza rischiavi veramente di
morire di fame o mangiare per una settimana della stupida insalata.
Diedi la notizia della mia scelta alle allora due persone più vicino
a me che mi risposero: “dai, ma che cosa dici? non fare la
capricciosa”; “è una scelta troppo estremista, capisco ancora
ancora i vegetariani” (Oggi, per la cronaca eh, tutte e due queste
persone tendono al veg). Ero sola, totalmente sola, piena di dubbi
sia di ordine teorico che pratico. E’ stata una lotta contro il
mondo estenuante, per fortuna che internet mi aiutò e supportò. Il
fattore più duro, non è stato tanto il cambiare “dieta” e le
abitudini ma il confronto (o meglio scontro) continuo che avevo con
le altre persone: sottoposta a mille critiche ed osservazioni
negative, domande a tratti assurde, considerazioni arroganti, toni
aggressivi. Le persone si trasformavano, sentivo proprio quanto la
mia presenza fosse vissuta come un “giudizio” (im)morale
intollerabile, quanto non potessero sopportare il peso delle presunte
accuse che le stavo facendo. Per le persone è troppo sapere che sono
coinvolti in atti immorali, che comportano morte e sfruttamento, ma
il collettivo, la società li rassicura come un sedativo che spegne
le loro menti, induce a non porsi domande mentre vengono cullati
dalle loro ormai consolidate e cieche abitudini.
Ogni cosa ha
bisogno del suo tempo.
Dicevo, sono anni
che sono veg, troppo pochi.. Ho passato gran parte della mia vita da
onnivora, ma erano quelli necessari per me per riuscire a fare il
salto. Non basta sapere le cose, avere le informazioni (quello aiuta
indubbiamente eh), statistiche ecc.. Il salto si fa con la
consapevolezza. Una volta che hai interiorizzato, hai la
consapevolezza di, non puoi più fare finta di niente, non puoi non
ascoltarti, non puoi più continuare a sottostare alle tue abitudini.
Il cambio di mentalità, il salto di coscienza, la scintilla che
scatta è qualcosa di radicale, che DEVI ascoltare, per te, perché
te lo chiede la madre terra. Non è una rinuncia, non è un limite, è
piuttosto una liberazione, un dovere, un gesto spontaneo e
disinteressato.
Ho passato diverse fasi (le classiche- molte persone si ritroveranno)
in relazione al mondo, alle persone. All’inizio ero arrabbiata e
frustrata dalle persone: trovavo assurdo come queste non capissero
questa associazione così semplice (carne e derivati= morte e
sfruttamento+morte - insomma non è tanto difficile, è un dato di
fatto eh), non mi ascoltassero e non mi prendessero nemmeno in
considerazione, ero arrabbiata perché le persone oltre a non
svegliarsi cercavano in tutti i modi di annientare me, di
distruggermi sia per la mia scelta che, alla fine, come persona. Anzi
non ero neanche più una persona ai loro occhi, divenivo una mera
categoria, il mio nome era: “la vegana”. Ho passato una seconda
fase in cui nascondevo questo lato di me (e puntualmente erano i miei
amici a ricordarlo al mondo) perché ero stufa di passare per la
fanatica, estremista, la strana, quella alternativa, la moralista, la
sciocca; ero stanca di giustificarmi e difendermi con persone che
nemmeno ascoltavano e mi mettevano a disagio, con una demenza di
ironia di contorno; ero esausta di non essere lasciata in pace di
portare avanti la mia scelta che non faceva male a nessuno (a nessuno
nessuno proprio eh – che paradosso “criticata per non fare male a
nessuno”, è incredibile, ogni volta che ci penso mi viene da
ridere per quanto possa essere un’assurdità). Io rappresentavo il
nemico da abbattere, questo era un dato di fatto (e non vittimismo
eh). Uscita da questa fase, in qualche modo, sono diventata più
forte e più consapevole: conosci (come ben ho potuto esporre) i
meccanismi di difesa delle persone (e impari a “rispettarli”);
impari a ottimizzare le energie, non le sprechi più in inutili
discussioni a senso unico con il cretino di turno, parli con toni
pacati solo con le persone che sono incuriosite e veramente
interessate a come la pensi; meno cose irrilevanti ti toccano e ti
scompongono, mantenendo il tuo equilibrio che a fatica ti sei
costruito, perché capisci che non devi rendere conto a nessuno delle
tue scelte etiche e personali, lo fai per te, te che sai parte di
madre natura e madre natura è parte di te.
**In perfect Love and perfect Trust**
(F.)
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