domenica 10 luglio 2016

Invito al Monologo con Butohsofia

C'era una volta un'hipster stressata, affiticata e avvilita.
Nel mondo reale la prova di sopravvivenza era intensa, spesso estenuante. L'unico modo per fare fronte all'incessante sofferenza le parve quello di immergersi nella natura così entrò nel bosco.
In una radura scorse una fata in compagnia di una folletta e di una wicca, sedute su grandi pietre disposte circolarmente attorno ad un altare runico.
La salutarono benevole al suo arrivo e l'hipster si sedette un pò intimidita al tavolo con loro.
La fata raccontava con candore: “Filtra molta luce frai rami del bosco in questa stagione, se a guardare il cielo mi acceco avrò l'accortezza di avere fiori tra le mani per dimenticarmi di farmi domande a cui non posso dare risposta e nello stesso tempo dare senso al tempo.”
“ Son pur sempre comodi a sedercisi, i frammenti della fantasia. Anche se bisogna starci attenti: sono fatti di specchi, taglienti lungo bordi e precari a saltarci sopra. Galleggiano sul fiume e l'acqua li porta.” asserì la folletta. Ci fu uno sguardo di intensa e l'hipster commentò: “Luccicano e riflettono questi raggi Uv diretti, senza protezione allo strato di Ozono. I martelli pneumatici riecheggiano e stridono fra le vie del centro e i livelli aberranti di polveri sottili, in questo afoso luglio”
La fata sorrise “ora sei qui con noi nel bosco magico e sei confortata, come tutte noi, dal suono della corrente, costante, nel serpeggiante fiume e dalla frescura dei grandi nespoli giapponesi.”
la wicca prese la parola: “Diamo al tempo il senso quando constatiamo la stoicità nella natura e siamo grate della generosità di Madre Terra, per questo verde che ci riempie gli occhi e rilassa la mente.”
la fata aggiunse: “Facciamo il gioco del vedere ovunque grazia e armonia”
“bello, bello” gridò la folletta: “nelle spirali disegnate nel bocciolo della rosa, nella simmetria delle ali della farfalla, nella ritmica del canto dei grilli”
La wicca aggiunse: “ nel movimento della luna, delle stelle e dei pianeti”
l'hipster azzardò: “ nelle relazioni multi spaziali o virtuali”

La fata, la wicca, la folletta e l'hipster si presero per mano in cerchio.
Celebrarono e venerarono Madre Terra.

Poi alla luce dell'alba danzarono il silenzio e le parole del non so:


“Io non so
se questa mia vita sia stata spianata su un buco vuoto
non so se quello che cerco
sia un insulto a quel vuoto
non so se il fatto di non avere un paio di ali
sia un premio o un castigo
non so se l'amore sia una guerra o una tregua
non so se l'abbandono d'amore
sia una legge
che la vita cuce
fino al ricamo finale
Io non so che farmene di questi nemici che premono
non so che farmene oggi
di questo oggi
e me lo ciondolo fra le dita
perplesse
io non so parlare quello che è sentito nel profondo me
non so parlarlo quell'essere
qui presente fra le vite degli altri
e non so perché guardando l'acqua del mare
mi salta in petto una gioia di figlia con la madre
non so se questa uscita mia
in un secolo a caso
se questo essere qui a casaccio
io non so spiegarmi questa malattia all'attacco del mondo
questa malattia che indolora
e vorrei sistemare ogni cosa
in un sogno puerile di tregua
in un dormire abbracciati
di guerrieri che si innamorano
io non ho capito
e dovrei
non ho capito il mondo della vita
io non ho capito la legge sottostante
ma esigono da me l'aver capito
io non so soccorrervi nel vostro sbando
non so farvi un canto della guarigione
non so farvi da balsamo
non so mettervi nel coraggio essenziale
nello slancio, nel palpito.
Non so spiegarmi l'imperturbabilità di Dio
e non mi spiego di non udire il suo grave lamento
il suo urlo di collera o di amore
e non so vederlo
ma vorrei, vorrei sentirlo almeno piangere
come piango io
guardando le faccie indolorate
guardando le faccie con grave malattia terrestre
e non so invocarlo
ne bestemmiarlo
che è troppo nella sottrazione
è troppo astratto per i miei chili umani
Io non so incastrarmi nei corpi circostanti
io non so
e forse non voglio
consegnarmi negli uffici del mondo
e stare buona nelle sale d'aspetto della vita
io non so nient'altro che la vita.
E molte nuvole intorno che me la confondono
me la confondono
e non so cosa aspetto
cosa sto aspettando
nello sporgermi al tempo che viene?
Io non so e vorrei
vorrei non stare fuori misura umana
fuori da questa taglia finita
io non so se la bellezza sia questa accademia di centimetri
se la bellezza sia questa carnevalesca decadenza di anime
io non mi spiego la crocifissione della grazia
e non mi spiego perché mi trovi in questo covo rivoltante
in questa fossa comune con gli orchi attuali
in questo lato barbarico della specie
e non so perché stando a occidente
non si ode quell'alleluia delle cose
io non so in quale mano, non mano, zampa di Dio
mi stanno torchiando e sottoponendo al duro allenamento
dei dolori terrestri
io non so se la solitudine
quello strazio chiamato solitudine
se quell'andare via dei corpi cari
se quel restare soli dei vivi
se quel portarci via le facce
se quel loro sparire di facce
che avevamo dentro il respiro
non so
io non so se il dono
se il dono
sia questo portarci via le carezze
questa slacciatura
io non lo so
è poco quel poco che so
e di questo poco io chiedo perdono
io chiedo perdono per quello che so
perdono io chiedo per tutto quello che non so”
Mariangela Gualtieri fondatrice del Teatro della Valdoca.






Monologo Performance
“La danza delle parole e del silenzio”
alle 19 in via Valeriani,
mercoledì sera,
brand Bardoni reading
Il monologo del “Non So”
butohsofia a cura di Simona

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