“Mai
una gioia? /Tutta colpa loro? /Che stanchezza./ Non lo so?/ non ce la
posso- puoi-possiamo-potete- fare.”
Affermazioni
e domande molto negative, tipiche dei sintomi descritti da una
malattia, a lungo ignorata ma capillarmente diffusa in tutto il
mondo, che colpisce molt* indistintamente dal sesso e dall'età.
E'
la cellulite nel cervello.
Questo
disagio si crea a livello psichico perché i neuroni si ingabbiano
nelle abitudini che li sottomettono in ranghi e stereotipi; idee
preconcette che l'ambiente esterno introduce in noi.
-Omologati,
convenzionati, abbassa la cresta, non essere troppo divers*-
da
qui la crisi dell'individuo che rinuncia alla curiosità del sentirsi
unico
per
assuefarsi al ruolo sociale che recita.
Sentimento precisamente descritto da Pasolini nella "Ballata per le madri":
Sentimento precisamente descritto da Pasolini nella "Ballata per le madri":
Il
fatto è che si rischia e si rischia parecchio, nell'essere
originale.
Espone
alla critica (con conseguente derisione, denigrazione o isolamento) e
non voglio assolutamente pensare a come possa ripercuotersi in
maniera più pericolosa perché probabilmente avrei troppa paura
delle conseguenze per permettermi la positiva arroganza che mi da
l'ispirazione per scrivere; ma quello che è evidente è che
l'originalità e la fedeltà a se stessi da un'adrenalina pazzesca:
quella della libertà.
Vivo
in una città non molto piccola, ma dalla mentalità estremamente
provinciale.
Scrivendo
il business plan parlo del targhet mercato imolese come:
“il/
la consum-atore/trice medi* imolese ha una buona capacità di
acquisto ma è estremamente vincolato alle logiche dettate
dall'abitudine che lo portano ad affezionarsi a un locale senza
considerare troppo approfonditamente le dinamiche che sottostanno
all'attività stessa e senza dare molto spazio al provare cose nuove.
La dinamica del gruppo e il marketing esteta prevalgono
nell'individuazione delle scelte di consumo pertanto gli acquirenti
si muovono come gregge di pecore che si insedia là dove l'immagine
risulta essere più allettante. Si tratta di una zona provinciale
dove vi è poca mobilità sociale e poca propensione all'apertura
culturale”.
in
questa mia ridente città natale, il modello aziendale di cui sono
socia ha un enorme capitale umano e ideale che pare inevitabilmente
collidere con le ambizioni di espansione economica.
Ma
il BGF riesce a sopravvivere e a non andare (troppo spesso) in rosso
sul conto corrente.
Come?
Ecco
all'outing: Il BGF è una piccola comune di sorellanza.
viviamo
assieme oltre a lavorarvici Chiara, Andrea ed io.
Facciamo
yoga alla mattina prima di iniziare a cucinare e ascoltiamo musica
meravigliosa mentre
prepariamo
le portate del giorno.
La
maggior parte degli ingredienti che lavoriamo vengono dai/lle
produttori del Mercolbio, a cui partecipiamo oppure dal nostro orto,
sebbene l'Appennino con le erbe spontanee contribuisca non poco.
Io
ho una figlia, Chiara e Andrea un cane a testa e viviamo tutt*
piuttosto felicemente sotto lo stesso tetto.
Il
cibo non ci manca -potete immaginare- e nemmeno gli argomenti per
conversare, e -vi posso assicurare – tanto meno le cose da fare.
Viviamo
in maniera critica lo spirito edonista contemporaneo che indica la
felicità nel lavorare il meno possibile e ci ribelliamo a tale
istanza realizzandoci nell'attività che svogliamo.
Eppure,
dato che credo che quando un sistema finisce per giustificarsi da
solo sia molto triste perché significa che è chiuso, ecco che
proponiamo l' invito del BGF all'aggregazione anti-cellultite
celebrale.
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Una
signora attempata si è fermata l'altra mattina davanti alla vetrina
del BGF,
vedendola
incuriosita sono uscita per invitarla ad entrare.
Mi
ha chiesto: -ma voi vendete balsamo per lo spirito?-
Sul
momento ho sorriso un po' spiazzata e ho bonficchiato qualche parola
di convenevole ma ora so che no:
Noi non lo vendiamo il balsamo per lo
spirito, noi lo regaliamo .
A tutta biogrinfanza contro la cellulite celebrale,
Simicca
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