Premetto che aborro la fallocrazia e vi propongo le seguenti domande:
1- Le donne che hanno contribuito al
prodotto che si pubblicizza con provocazione sessista e alla pubblicità stessa non si sono
sentite offese dal messaggio che veicola?
A tal proposito il documentario di Lorella
Zanardo e Marco Malfi Chindemi e Cesare Cantù
"
Il corpo delle donne" analizza come i corpi e i ruoli
femminili siano rappresentati nei programmi televisivi,
nelle
immagini pubblicitarie, nei discorsi di politici e di gente comune.
2- Le donne che decidono di lavorare
con la loro immagine e che questa vendono sono troie?
le pornostar dovrebbero vergognarsi? chi si fa le seghe dovrebbe vergognarsi?
Dove finisce la morale religiosa-civile e dove inizia la libertà di scelta?
3- La società auspicabile è
femminista o anti- sessista?
Vi linko il documentario sul popolo Moso in Cina, di Francesca Rosati Freeman, società organizzata in matriarcato:
4- Quali sono gli stereotipi di genere?
Vanno combattuti tutti o tutto sommato è giusto che sia l'uomo a
dover pagare il conto e la donna a piangere ?
5- Può un regolamento comunale
decidere che cosa è di buon gusto e cosa no per le/i sue/oi cittadin*?
in tal caso non trovate che usare l'immagine di una prateria per la pubblicità di un superstore sia di cattivo gusto?
Il BGF, a chi dona il
suo contributo intellettuale, contro la cellulite celebrale, offre
una tisana o un caffè.
Fatti un'opinione perché le le
opinioni diventano i fatti.
---------------------------------
Io volevo fare la filosofa poetessa,
mi han messo in guardia: "non ci mangi"
così mi sono messa a cucinare
e dato che mangio, scrivo senza remore.
----------------------------------
Simicca
“Mai
una gioia? /Tutta colpa loro? /Che stanchezza./ Non lo so?/ non ce la
posso- puoi-possiamo-potete- fare.”
Affermazioni
e domande molto negative, tipiche dei sintomi descritti da una
malattia, a lungo ignorata ma capillarmente diffusa in tutto il
mondo, che colpisce molt* indistintamente dal sesso e dall'età.
E'
la cellulite nel cervello.
Questo
disagio si crea a livello psichico perché i neuroni si ingabbiano
nelle abitudini che li sottomettono in ranghi e stereotipi; idee
preconcette che l'ambiente esterno introduce in noi.
-Omologati,
convenzionati, abbassa la cresta, non essere troppo divers*-
da
qui la crisi dell'individuo che rinuncia alla curiosità del sentirsi
unico
per
assuefarsi al ruolo sociale che recita. Sentimento precisamente descritto da Pasolini nella "Ballata per le madri":
Il
fatto è che si rischia e si rischia parecchio, nell'essere
originale.
Espone
alla critica (con conseguente derisione, denigrazione o isolamento) e
non voglio assolutamente pensare a come possa ripercuotersi in
maniera più pericolosa perché probabilmente avrei troppa paura
delle conseguenze per permettermi la positiva arroganza che mi da
l'ispirazione per scrivere; ma quello che è evidente è che
l'originalità e la fedeltà a se stessi da un'adrenalina pazzesca:
quella della libertà.
Vivo
in una città non molto piccola, ma dalla mentalità estremamente
provinciale.
Scrivendo
il business plan parlo del targhet mercato imolese come:
“il/
la consum-atore/trice medi* imolese ha una buona capacità di
acquisto ma è estremamente vincolato alle logiche dettate
dall'abitudine che lo portano ad affezionarsi a un locale senza
considerare troppo approfonditamente le dinamiche che sottostanno
all'attività stessa e senza dare molto spazio al provare cose nuove.
La dinamica del gruppo e il marketing esteta prevalgono
nell'individuazione delle scelte di consumo pertanto gli acquirenti
si muovono come gregge di pecore che si insedia là dove l'immagine
risulta essere più allettante. Si tratta di una zona provinciale
dove vi è poca mobilità sociale e poca propensione all'apertura
culturale”.
in
questa mia ridente città natale, il modello aziendale di cui sono
socia ha un enorme capitale umano e ideale che pare inevitabilmente
collidere con le ambizioni di espansione economica.
Ma
il BGF riesce a sopravvivere e a non andare (troppo spesso) in rosso
sul conto corrente.
Come?
Ecco
all'outing: Il BGF è una piccola comune di sorellanza.
viviamo
assieme oltre a lavorarvici Chiara, Andrea ed io.
Facciamo
yoga alla mattina prima di iniziare a cucinare e ascoltiamo musica
meravigliosa mentre
prepariamo
le portate del giorno.
La
maggior parte degli ingredienti che lavoriamo vengono dai/lle
produttori del Mercolbio, a cui partecipiamo oppure dal nostro orto,
sebbene l'Appennino con le erbe spontanee contribuisca non poco.
Io
ho una figlia, Chiara e Andrea un cane a testa e viviamo tutt*
piuttosto felicemente sotto lo stesso tetto.
Il
cibo non ci manca -potete immaginare- e nemmeno gli argomenti per
conversare, e -vi posso assicurare – tanto meno le cose da fare.
Viviamo
in maniera critica lo spirito edonista contemporaneo che indica la
felicità nel lavorare il meno possibile e ci ribelliamo a tale
istanza realizzandoci nell'attività che svogliamo.
Eppure,
dato che credo che quando un sistema finisce per giustificarsi da
solo sia molto triste perché significa che è chiuso, ecco che
proponiamo l' invito del BGF all'aggregazione anti-cellultite
celebrale.
-----------------------------------------------
Una
signora attempata si è fermata l'altra mattina davanti alla vetrina
del BGF,
vedendola
incuriosita sono uscita per invitarla ad entrare.
Mi
ha chiesto: -ma voi vendete balsamo per lo spirito?-
Sul
momento ho sorriso un po' spiazzata e ho bonficchiato qualche parola
di convenevole ma ora so che no:
Noi non lo vendiamo il balsamo per lo
spirito, noi lo regaliamo .
A tutta biogrinfanza contro la cellulite celebrale,
Simicca
Non molto tempo fa, tra le schiume
delle onde dell'oceano, in una insenatura della barriera corallina
viveva felicemente un piccolo pesciolino rosso di nome Valentino.
Aveva pinne dai colori tanto sgargianti
e viveva quieto giornate sempre uguali, senza tanti pensieri e senza
molte preoccupazioni.
Il pesciolino non aveva idea di cosa
fosse l'acqua ma sapeva benissimo che la rete era qualcosa di
malvagio e di sbagliato.
Un giorno,venne alla spiaggia,
arrivando da terre molto lontane, un bellissimo toro che era riuscito
a sfuggire alle atrocità degli uomini che lo obbligavano alla
corrida.
L'animale era assetato ma sapeva bene
che non poteva bere l'acqua salata dell'oceano.
Mentre ammirava le acque trasparenti e
il moto sensuale delle onde il suo sguardo fu catturato dalle
brillanti squame del piccolo pesce. Al toro parve di vedere il rosso
più rosso che mai prima di tale momento, neppure negli istanti più ispirati della sua vita intensa, fosse mai riuscito ad immaginare. Rapito da cotanta pienezza di colore mise una
zampa in acqua e poi l'altra per avviarsi lentamente nella direzione
del pesce Valentino.
Quest'ultimo da parte sua rimase
pietrificato dalla vista del colosso che marciava verso di lui e non
gli riuscì di muoversi.
Il toro avanzò fintanto che ebbe
l'acqua alla gola e si ricordo chiaramente che alla sua specie non
era dato il talento del nuoto.
Proprio quando l'acqua finì per
arrivargli alle narici si trovò davanti al pesce rosso. Questi
vedendo davanti a se le zampe del toro e i peli di queste librarsi
leggeri nell'acqua, come le alghe che tanto gli piacevano, gli si
avvicinò e iniziò a strofinarsi contro.
Il pelo nero e lucido del toro gli
risultò morbido e godeva molto della sensazione data dallo
strofinamento
Stettero così a lungo, nell'acqua, il
toro e il pesce rosso contenti della loro vicinanza e della coccola
che questa rappresentava nella loro vita di solitudine.
Ad un centro punto il toro non poté
più resistere: l'acqua salata gli rattrappiva la pelle e aveva una
terribile sete così si diresse verso riva.
Il pesce, si fece al suo fianco e lo
seguì. Aveva gli occhi a cuoricino ancora più brillanti delle sue
pinne dal colore vivace e sgargiante.
Quando giunsero alla terra, Valentino
si trovò tutt'a un tratto sdraiato boccheggiante sulla riva ed ebbe
chiara la comprensione dell'elemento 'acqua'.
Il toro vedendolo sofferente con il
muso, delicatamente, spinse il pesce in acqua per salvarlo
dall'asfissia.
I due rimasero a fissarsi increduli
perché accesi dal desiderio ma distrutti dalla disillusione data
dalle reali possibilità di spartire la vita assieme. Videro una
borsa di plastica, stracciata e corrosa dal logorio della corrente
del mare che tuttavia conservava un fondo piuttosto integro. Il toro
ne prese i manici fra i denti la riempì d'acqua, per quello che la
capienza della sporta consentiva, e invitò il pesciolino rosso a
saltarvici dentro. Questo esitò non poco ma negli occhi profondi del
toro trovò l'ispirazione per lo slancio e saltò nella borsa di
plastica biodegradabile che aveva tutta l'apparenza di una rete.
Si udì in quel momento nel soffiare
del vento come il suono di un canto femminile: era la voce Ochun, la
dea dell'amore, che proprio in quel momento stava viaggiando per
tornare al fiume, sua dimora, dopo essere stata a visitare la madre
Yemeyà nel suo regno di Oceano.
Vide la scena di un toro che stringeva
frai denti una sportina sbrandellata nel cui fondo si adagiava
scomodamente un pesce dalle brillanti squame rosse, con occhi a
cuoricino. Sorpresa da tanta tenerezza , Ochun fu colta dalla
compassione per le due creature ed agitò il suo ventaglio tempestato
di perle sopra i due che si trasformarono all'istante in uccelli
magnifici.
Spiccarono il volo con grande slancio,
entusiasti delle nuove spoglie e si allontanarono nel tramonto del
tropico per giungere a una palma dove costruirono il nido e vissero
per sempre felici e contenti.
Morale: l'amore è scomodità perché
obbliga il proprio ego ad andare oltre le esigenze del se, vincola
allo sforzo nell'ottica dell'altro, rimane individualmente inadeguato
fintanto che non incontra la magia che trasforma le sostanze e le
forme.
L'amore si libera quindi attraverso la
magia.
Altri finali a scelta :
- pessimista: il toro
annegava o il pesciolino moriva asfissiato.
- catastrofico: muoiono entrambi
- realista: se ne facevano una ragione
ed ognuno se ne andava per la sua strada
Ho scelto il finale romantico perché sono una delle tante vittime degli stereotipi disneyani d'infanzia, che con tutti quei
lieto fine del cazzo, hanno fottuto il cervello alla mia generazione, ma almeno c'è un che di misterico nell'intercedere
della Dea e i riferimenti mitologici, da sempre, fanno da panacea al malessere esistenziale.
Ordunque si tratta di un ulteriore, dozzinale esulto di follia
poiché la follia si è oramai affermata come attitudine esistenziale
fondamentale per essere senziente.
Perché se non folle, le probabilità che i disturbi siano peggiori, sono molto alte.
Rincuoriamoci: -La costruzione di un amore spezza la
schiena- scrisse, con molta struggenza, Fossati.
Ne cantò una delle versioni più belle Mia Martini, sua travagliatissima amante.
L' anti-morale della favola del pesce Valentino è
evidente: l'amore è una favola che si può solo raccontare.
Se dobbiamo considerare pragmaticamente l'amore, in termini di funzionalità della coppia, occorre riconoscere il lavorio di anime che tessono assieme la vita
Il telaio di Anna
Segre:
Non è vero:
Finché morte non ci separi.
La morte non separa.
E la vita non unisce
Per definizione.
Etichettare appiattisce
Fino alla bidimensione
Non è vero che il tempo
Cura tutto:
Ci sono sofferenze
Incurabili
Che si ripresentano ciclicamente
alla coscienza
Febbri malariche,
Pezzi di legno che affiorano
Imprevedibilmente
Dopo l'affondamento.
Non è vero che tutto è relativo:
Se fai del male o subisci un male
Ciò ha un valore assoluto
Un'infinità di carbonio 14
Che ci mette ère a decadere
E pesa più della buona volontà
Dell'ottima fede
E di tutti i non pensavo
Non credevo
Non sapevo.
L'universo si smaglia
Perché il male tira i fili
Mentre il bene
Si ostina a tessere.
Buon San Valentino care anime,
che siate pesci, toro o uccelli
quel che più importa è che vi diate da fare per tessere.
Vi
auguro di trascorrere amorevolmente questa giornata, con la persona
che avete al vostro fianco o pensando a quella che sicuramente
incontrerete nel cammino poiché siamo fatt* per amare ed essere
amat*.
Se proprio non vi prende bene
beh, trovate un'escamotage!
Al BGF, per esempio c'è del rum cubano e goyaba.
\\ Incontro
con la poesia di Jose giovedì 23 alle 18e30 //
Jose
Jordan è un è un artista globale. Intendo definirlo globale
all'insegna della relazione che ha la la geometria della sfera con il
totale. E' nato a Tampico nel 1952 e in Messico ha studiato belle
arti per poi laurearsi in scienze dell'educazione.
Lavorando
nel Chiapas per un progetto di salvaguardia della cultura indigena si
diletta con la sperimentazione scultorea e ceramica e con le tecniche
incisorie per poi indagarsi nei contrasti del colore con la pittura e
nel pathos catartico del teatro di marionette.
Grazie alla
poliedricità del suo lavoro, sempre svolto con l'amorevole tenerezza
dai colori sgargianti che è topico dell'indigeno che si evidenzia in
ogni sfaccettatura dell'opera di Jose, viene invitato in Europa dove
espone le sue opere prima in Svizzera poi in Italia.
Arriva a Imola
nel 2000. Negli ultimi anni inizia a dedicarsi alla poesia ricercando l'estetica delle parole nella semantica della grazia sentimentale.
Parole
Parole,
parole, parole
parole
d'amore come coltelli
che
sfiorano la pelle
parole
d'amore
che
mordono l'anima
parole
da bar
che
diventano chiacchiere
parole
senza senso
parole
come muri
per
bloccare il sentimenti
parole
che diventano come una diga
per
dosare le emozioni
parole
invisibile senza senso
senza
contenuto
parole
affumicate
per
fare il ripieno ai discorsi politici
parole
di ribellione
per
scatenare tempeste
parole
d' amore
come
una preghiera
per
chiedere perdono.
Giovedì
23 febbraio avremo il piacere di ascoltare alcuni suoi versi
accompagnati dai suoni del tank e dei cimbali.
Ho
conosciuto Josè un paio di anni fa, entrambi spettatori di un concerto soul jazz da
Elios.
Non
ricordo molto della nostra prima conversazione, se non che fu
estremamente eterea. Quello che so è che andai a casa con un plico
delle sue poesie in borsa e inizia a covare l'idea di cantarle.
Da
li a poco nacque il gruppo delle Aceituanas.
Avremo
il piacere di ospitare Jose al BGF Giovedì 23 febbraio ore 18,30
Ciò
che più vi colpirà del modo in cui lavora Jose, o meglio del modo in
cui vive, è il fatto che riesce a trasportare un messaggio sempre
estremamente preciso. Indigeno. Che da un carattere di forte
tenerezza a tutte le sue creature.
Vi
apettiamo giovedì 23 alle 18e30 con l'aperitivo biongrinfoso a 6 eurini.