OSTARA - EQUINOZIO DI PRIMAVERA
L'Equinozio di Primavera è il momento del risveglio della
Natura, in cui si manifesta pienamente il seme di luce germogliato a Imbolc.
Fisicamente è tempo di uscire all'aria aperta, di fare
movimento, di andare per prati e boschi. Gli equinozi sono un periodo di
equilibrio e al tempo stesso di instabilità, nervosismo. Giovano molto quindi
le cure disintossicanti e ricostituenti, specie se effettuate con metodi
naturali. La nostra irrequietezza è inoltre facilmente superabile con una
maggiore attività fisica. Allo stesso modo è tempo di iniziare a lavorare sulla
terra per tutte le colture che in breve tempo sfioriranno e fruttificheranno.
Se abbiamo un orto o un giardino possiamo dedicare ad essi un po’ del nostro
tempo, altrimenti possiamo piantare o seminare qualche piantina in un vaso per
sistemarla in casa.
Psicologicamente è tempo di iniziare nuovi progetti, magari
le cose che abbiamo sognato o immaginato durante l'inverno: un nuovo hobby, uno
sport o una qualche attività fisica. E' giunto il tempo di mettere in pratica le
lezioni che abbiamo imparato nelle nostre riflessioni invernali, dalle profonde
visioni interiori e dalla espansione della coscienza, tempo di portare quella
conoscenza nel mondo esterno, uscendo dalla introversione invernale.
Per manifestare in maniera ancor più concreta i mutamenti
di questo momento di passaggio potremmo compiere qualche piccolo rito
propiziatorio.
Attività per Ostara:
-Siccome l'uovo è un simbolo primario di Ostara e della
rinascita possiamo quindi usarlo per rappresentare questa rinascita, come pure
la nostra rinascita interiore in questo periodo dell'anno, quando il clima si
riscalda e i nostri orizzonti si espandono. Così possiamo creare e dipingere
uova da regalare agli amici.
-Per celebrare la giovinezza dell'anno e la nostra crescita
interiore possiamo anche piantare dei semi, dopo averli presentati al Sole e
alla Terra e aver chiesto la loro benedizione.
-Indossate vestiti verdi.
-Fate le pulizie di primavera.
-Organizzate una piccola caccia al tesoro con i vostri
amici o i vostri bimbi, dove dovranno trovare le uova decorate o di cioccolato.
-Potete celebrare Ostara facendo una camminata nella natura o nel
vostro giardino per riconoscere i cambiamenti nella Terra mentre si risveglia.
-Svuotate i vostri cassetti e fate un po’ di pulizia,
buttando tutto ciò che non serve e che fa ristagnare l'energia nella stanza.
-Fate un’offerta alla Terra. O un cristallo.
-Se si desidera compiere qualcosa di più complesso, si può
celebrare un piccolo rito all’ aperto, in un prato o nel proprio giardino. Su
una grossa pietra o un grosso ceppo di legno si accendano candele gialle
(colore della luce e del sole) e/o verdi (la nuova crescita della vegetazione).
Si salutino le potenze divine nel loro aspetto di giovinezza: “Benvenuto
Giovane Dio Sole”, (oppure Giovane Dio della Vegetazione, se si vuole
mettere l’accento sui cambiamenti della Natura) e “Benvenuta Giovane Dea
della Terra”. Ovviamente si possono pronunciare formule di saluto più
elaborate...
- Se lo si desidera, si può avere un piatto di semi o di
piantine (da piantare nel nostro giardino o da regalare ai nostri amici) sui
quali si visualizza discendere la benedizione delle forze cosmiche. Possiamo
pensare ai semi e alle piantine come ai nostri nuovi progetti da concretizzare,
così quando li pianteremo legheremo le nostre azioni ai grandi cicli cosmici e
stagionali armonizzandole con la Natura. Meditiamo sul mistero della rinascita
della Natura e sentiamo la fresca energia degli inizi che pervade il nostro
corpo. Si può bere vino (o succhi di frutta) e mangiare dolci, ricordando di
lasciare qualche goccia e qualche briciola da versare sulla terra, come nostra
offerta di ringraziamento.
La pianta sacra dell’Equinozio di Primavera è il trifoglio.
Pianta simbolo dell’Irlanda, della quale si dice che San Patrizio, evangelizzatore dell’isola se ne servisse per spiegare la Trinità cristiana (non è un caso che la festa di San Patrizio ricorra il 17 marzo, in prossimità dell’equinozio). In realtà si tratta di una tradizione tarda risalente al 18° secolo e il trifoglio non era altro che la triskele, mentre la varietà a quattro foglie rappresentava la croce celtica, la ruota solare, il cerchio magico delle quattro direzioni: tutti simboli molto più antichi del Cristianesimo
Per l' equinozio di Primavera, intorno al 21 marzo, giorno e notte sono in
perfetto equilibrio (la parola equinozio deriva dal latino aequus nox, “uguale
notte”) ma la luce aumenta sempre di più, dopo le lunghe notti invernali. La
Ruota dell’Anno gira attraverso le stagioni, verso i lunghi e caldi giorni
estivi. In questo giorno il Sole si trova allo zenit dell’equatore.
La Natura si risveglia, i fiori sbocciano ovunque. E’ il tempo del ritorno
della vegetazione: fioriscono il narciso, la primula, la tussilaggine, fiori
primaverili color del sole. Gli uccelli costruiscono nidi e si
accoppiano. Non c’è da meravigliarsi quindi se questa data sia stata associata presso varie
culture a concetti quali la fertilità, la resurrezione, l’inizio. Ma se nel suo
aspetto di fertilità umana l’Equinozio deve inchinarsi alla festa successiva,
quella di Beltane, esso possiede completamente l’aspetto della fertilità
vegetale, che si manifesta in modi diversi a seconda della latitudine. Infatti,
se nel Mediterraneo è tempo di germogli, nel Nord Europa è tempo di semina, in
cui i nuovi semi vengono benedetti.
Nelle tradizioni neo-druidiche contemporanee l’Equinozio primaverile è
denominato Alban Eiler, “Luce della Terra”, con riferimento al fatto che il
sole ora si trova al di sopra dell’equatore celeste, la zona astronomica
chiamata nelle antiche cosmologie “terra emersa” e contrapposta alle “acque
inferiori”, cioè la zona al di sotto ditale fascia. La primavera, in queste
concezioni druidiche è celebrata con tre feste: Imbolc che ne rappresenta i
primi movimenti, l’Equinozio che ne è la manifestazione visibile, e Beltane che
è la sua pienezza. Come inizio l’Equinozio di Primavera segna appunto l’inizio del calendario
zodiacale col segno dell’Ariete. Inoltre ogni era zodiacale viene chiamata col
nome della costellazione in cui cade il punto equinoziale nel suo ciclo
precessionale (circa 2000 anni per ogni segno zodiacale). L’Equinozio
primaverile rappresenta così una sorta di capodanno.
Nella Roma arcaica l’anno cominciava a primavera, nel mese di marzo sacro
appunto a Marte, padre dei due gemelli fondatori della città. Anche in altri
paesi del Mediterraneo e del Vicino Oriente l’anno iniziava con la primavera,
quando il sole torna a splendere alto nel cielo e la terra si risveglia. E ogni
anno a Roma, il 14 o 15 marzo, veniva portato in processione un uomo coperto di
pelli di capra, colpito con lunghe verghe e chiamato Mamurio Veturio. Ritenuto il mitico fabbro che aveva costruito undici scudi a imitazione di
quello sacro donato da Giove al re Numa Pompilio e per questo ritenuto
colpevole di sacrilegio, Mamurio era in realtà la personificazione dell’anno
vecchio (Veturio da vetus, vecchio), il quale veniva scacciato alle Idi di
Marzo per far posto al nuovo anno.
All’Equinozio di Primavera, in molte tradizioni ricorreva addirittura la
nascita del mondo, come nel mithraismo, l’antica religione persiana. Il mito narra che Mithra sacrificò il toro cosmico, da cui nacquero tutte
le piante e tutti gli animali, e poi suggellò la sua amicizia con il Sole
offrendogli la carne del toro in un banchetto sacrificale.
Ma le antiche tradizioni ci offrono tutta una serie di miti legati alla
primavera, che hanno al loro centro l’idea di un sacrificio a cui succede una
creazione-rinascita-nascita.
Esiste un preciso riferimento cosmico alla base di queste mitologie: il
sole che incrocia e supera la linea dell’equatore celeste passando da nord a
sud. Sembra che al tempo dell’equinozio nel segno dei Gemelli (6000 - 4000
a.C. circa) la più notevole figura astronomica del cielo meridionale, la Croce
del Sud, fosse visibile nei cieli della Mesopotamia. I Babilonesi fecero della croce il simbolo dell’adempimento, quasi ad
indicare che il mito del dio dell’anno si conclude al termine di un ciclo con
il dio stesso appeso ad una croce.
Un mito che mostra bene l’idea di un sacrificio e di una successiva rinascita è
quello frigio di Attis e Cibele. Attis, bellissimo giovane nato dal sangue
della dea Cibele e da questa amato, voleva abbandonarla per sposare una donna mortale. Cibele Io fece impazzire ed egli si evirò morendo dissanguato. Dal suo
sangue nacquero viole mammole, e gli dei, non potendolo resuscitare, Io
trasformarono in un pino sempreverde (raffigurazione dell ‘Albero Cosmico).
Secondo i filosofi neoplatonici questa storia cruda simboleggiava l’amore della
Provvidenza (Cibele) per la causa generatrice (Attis) di ogni cosa. La discesa
della causa generatrice termina al livello più basso, il mondo della materia,
quando la Provvidenza interrompe la folle corsa Adone era in realtà il dio
assiro-babilonese Tammuz, a cui i fedeli si rivolgevano chiamandolo “Adon”
(Signore). Egli, dimorava sei mesi all’anno negli inferi, come il sole quando
si trova al di sotto dell’equatore celeste (autunno e inverno). Si festeggiava
a primavera la sua risalita alla luce quandosi ricongiungeva alla dea Ishtar,
l’equivalente dell’Afrodite greca.
Allo stesso modo nei Misteri Eleusini si festeggiava Persefone che ritorna nel
mondo dopo aver trascorso sei mesi nel regno dei morti. Proprio nel mese di
Anthesterion (“mese dei fiori”, febbraio-marzo circa) si celebravano ad Atene i
Misteri Eleusini.
La Pasqua è la versione cristiana del tema dell’accoppiamento sacrificale:
la discesa di Cristo agli Inferi per salvare le anime dei giusti da Adamo in
poi. Gli inferi, nella visione delle tarde religioni pagane non erano altro che
il misconosciuto aspetto femminile della divinità, la Dea in cui il Dio
sacrificato si immerge per rinascere, ma i nomi di varie dee degli inferi (la
nordica Hel, la cananea Sheol) sono passati in seguito ad indicare luoghi
ultraterreni di punizione eterna...
Nel mese successivo all’Equinozio si festeggiavano in Atene le Grandi
Dionisìe in onore di Dioniso, dio morto e resuscitato. La processione compiuta
per celebrano portava per le strade simulacri di falli, simbolo della fertilità
nel suo aspetto maschile.
Tutti questi miti mostrano l’unione di un simbolismo cosmico, celeste,
legato al cammino del sole nel cielo, e un simbolismo terrestre, legato al
risveglio della Natura. Ciò riecheggia il sottostante tema del matrimonio fra
una divinità maschile, celeste o solare, ed una femminile, legata alla terra o
alla luna. La mutilazione di Attis era il ritorno alla madre primordiale,
il ridiventare simili ad essa, androgini, per risorgere nell’Uno. A Roma le
feste in onore di Attis iniziavano il 15 marzo, con penitenze e digiuni. Il 22
marzo iniziavano i Tristia, le commemorazioni per la passione e morte di Attis,
durante le quali avvenivano le auto-evirazioni dei suoi adoratori che volevano
diventarne sacerdoti, i cosiddetti Galli.
Il 25 marzo erano gli Hilaria, durante i quali si celebrava la resurrezione di
Attis, il suo ritorno alla Grande Madre, all’apparire del sole che aveva appena
superato l’equatore celeste. Si diceva che la tomba si apriva e che il dio si
levava tra i morti. I sacerdoti, toccando con un balsamo le labbra degli
adoratori, annunciavano che anche essi come Attis avrebbero trionfato sulla
morte. Tutti questi riti avevano luogo sul posto dove ora sorge la basilica di
San Pietro. Dopo l’Equinozio, si svolgevano nel mondo ellenico le Adonìe, le
feste della resurrezione di Adone. Bellissimo giovane amato dalla dea Afrodite,
venne ucciso da un cinghiale (forse il dio Ares ingelosito). Collegati ai riti
in suo onore erano i “giardini di Adone”, vasi in cui si seminavano cereali e
ortaggi che germogliavano rapidamente al sole primaverile e venivano poi
gettati in mare o nelle sorgenti per propiziare il rinnovamento della
Natura. Tale usanza è sopravvissuta nelle celebrazioni della Pasqua cristiana: ancora
oggi in molte località d’Italia si prepara nello stesso modo il cosiddetto
“grano del sepolcro”. La primavera era infatti la stagione per accoppiamenti
rituali meno cruenti di quello di Attis: gli hieros gamos, le nozze sacre in
cui il Dio e la Dea (personificati spesso da un sacerdote e da una
sacerdotessa) si accoppiano per propiziare la fertilità. Il Dio Sole inizia a
far sentire la sua giovinezza e ad accoppiarsi con la giovane Dea della Terra.
Come festa solare, appartengono all’Equinozio i temi del fuoco e della luce.
Luce e fertilità sono sopravvissuti nel folklore europeo, in cui è rimasta la
tradizione di accendere i fuochi di Pasqua sulle cime di alte colline: più a
lungo restano accesi, più sarà fruttifera la terra.
I miti primaverili della fertilità sono presenti infatti anche nel Nord
Europa. La parola Est, la direzione a cui è collegato l'Equinozio primaverile,
deriva da Eostre (o Ostara, “la stella dell’est” cioè Venere) la dea sassone
della fertilità assimilabile a Venere, Afrodite e Ishtar. Eostre ha dato il suo
nome anche alla Pasqua nella lingua inglese: Easter per l’appunto.
A Eostre era sacra la lepre, simbolo di fertilità, il cui comportamento in mano
si dice assomigli a quello di una congrega di streghe danzanti (la famosa lepre
marzolina di “Alice nelpaese delle meraviglie”...).
Questo totem animale della dea fu infatti in seguito considerato lo
“spirito familiare” delle streghe, ma in realtà era un animale sacro in molte
tradizioni. Gli antichi Britanni associavano le lepri alle divinità della luna
e della caccia: ucciderle e mangiare la loro carne era tabù. Fino a tempi recenti la lepre non veniva mangiata nella regione del Kerry,
dal momento che si diceva che mangiare una lepre equivaleva a mangiare la
propria nonna! I Celti abolivano temporaneamente il tabù all’equinozio
primaverile o a Beltane: si trattava di un pasto rituale in cui il corpo dell’
animale totemico veniva consumato per partecipare della sua fertilità. I Celti
inoltre consideravano la lepre un animale divinatorio e dal modo in cui correva
traevano presagi.
Anche gli Anglo-Sassoni veneravano la lepre e una caratteristica delle feste
primaverili in onore di Eostre era appunto una caccia rituale a questo animale.
Nel folklore delle Isole Britanniche ancora esistono sopravvivenze di
questi rituali. Così ad esempio la Contesa del Pasticcio di Lepre nel villaggio
di Hallaton, dove un grande pasticcio di carne di lepre viene conteso dagli
abitanti del villaggio, (sebbene in tempi recenti esso venga tranquillamente
servito nei piatti dal vicario).
Fino alla fine del’700, vicino Leicester aveva luogo ogni Lunedì di Pasqua una
caccia alla lepre nelle colline circostanti. Si dice che i disegni sulla
superficie della luna piena raffigurino una lepre, ricordo questo
dell’associazione dell’animale con divinità lunari.
Questa raffigurazione della “lepre nella luna” appare nelle tradizioni cinesi,
europee,africane e indiane. Nella tradizione buddista le leggende narrano di
come una lepre si sacrificasse per nutrire il Buddha affamato, balzando nel
fuoco. Insegno di gratitudine il Buddha impresse l’immagine dell’animale sulla
luna. Questa leggenda riecheggia tradizioni ancora più antiche del Buddismo: in
Cina la lepre lunare ha un pestello ed un mortaio con cui prepara un elisir di
immortalità e figure di lepri e conigli vengono costruite in occasioni delle
feste lunari. La lepre è considerata un animale Yin che viene dal Polo Nord
recando il saluto della Dea della Luna. Amuleti di giada verde raffiguranti la
lepre sono costruiti e regalati per augurare la buona fortuna.
Nelle tradizioni dei Nativi Americani la Grande Lepre è l’eroe dell’alba,
il salvatore, creatore e trasformatore, padrone dei venti e fratello della
neve. E’ il Grande Imbroglione, simbolo della mente veloce che supera in
astuzia la forza fisica. Gli Indiani Algonchini adoravano la Grande Lepre che
si diceva avesse creato la Terra.
Per gli antichi Egizi la lepre era un animale lunare ma anche collegato
all’alba, all’est. Osiride risorto è simboleggiato dalla lepre in quanto
divinità solare, come pure Thoth, Ermes e Mercurio quali divinità messaggere,
dal momento che l’est è il luogo da cui provengono gli dei portatori di luce. Nell’antica Europa i Norvegesi rappresentavano le Divinità lunari
accompagnate da una processione di lepri che portano lanterne. Anche la Dea
Freya aveva come inservienti delle lepri e la stessa Dea Eostre era raffigurata
con una testa di lepre.
Nel folklore europeo la lepre è stata associata allo spirito del grano,
siccome ha l’abitudine di nascondersi nei campi di grano fino alla mietitura,
tanto che l’ultimo covone veniva chiamato, tra gli altri nomi, “la lepre”. Ma la lepre è stata collegata anche alla fertilità e alla sessualità
vigorosa, essendo una generatrice veloce e prolifica. I Greci la consideravano sacra ad Afrodite e asuo figlio Eros. Filostrato
diceva che il sacrificio più adatto per Afrodite era la lepre in quanto essa possiede
il suo dono di fecondità in un grado superlativo.
Come molti animali sacri dell’antichità, anche la lepre subì nel MedioEvo un
processo di demonizzazione e venne ritenuta animale di cattivo auspicio, in cui
le streghe si trasformavano. Si pensava che una lepre bianca fosse presagio di morte e abbondarono le
storie di ferite inflitte a lepri, ferite rinvenute il giorno dopo su qualche
donna. In Cornovaglia si raccontava che le ragazze morte dopo essere state
abbandonate dai loro innamorati si trasformavano in lepri bianche per
perseguitare i loro amanti infedeli! Ma l’immagine della lepre fortunatamente ha incontrato un destino meno
lugubre: la lepre di Eostre che deponeva l’uovo della nuova vita per annunciare
la rinascita dell’anno è diventata l’odierno coniglio di Pasqua che porta in
dono le uova, altro simbolo di fertilità.
Al giorno d’oggi la ricorrenza della Pasqua ci ripropone ogni anno il
tradizionale consumo e dono di uova, da quelle di cioccolato con la sorpresa a
quelle naturali decorate a mano (che raggiungono livelli artistici nei
“pysanky” dell’Ucraina) alle numerose ricette tipiche di frittate e dolci. Ma
che cosa rappresenta l’uovo e perché gioca un ruolo così importante nelle
tradizioni pasquali?
In realtà l’attuale uovo di Pasqua ha origini pre-cristiane, essendo un
antichissimo simbolo di vita, di creazione e di rinascita. Come simbolo di
iniziazione l’uovo simboleggia il due-volte nato, la sua deposizione essendo
una prima nascita e la schiusa la seconda. La nascita del mondo da un uovo
cosmico è un’idea universalmente diffusa,e non a caso veniva celebrata presso
molte civiltà alla festa equinoziale di primavera, quando la Natura risorge e
le ore di luce iniziano a prevalere su quelle notturne. In numerose mitologie
un uovo primordiale, embrione e germe di vita, è il primo essere ad emergere
dal Caos. Non sinonimo di confusione o distruzione, bensì di condizione
primordiale che contiene la potenzialità di tutte le cose esistenti, il Caos è
la forza vitale generatrice di tutto ciò che esiste. E’ l’ “Uovo del mondo”
covato da una Grande Dea e dischiuso dal Dio Sole. L’uovo è il principio da cui
nascono tutte le cose, portando in manifestazione ciò che prima era solo allo
stato potenziale.
Nell'alchimia l’uovo è il vaso mistico in cui si compie la trasmutazione, un
modello della creazione in scala ridotta. Un mito dell’India narra che nella
notte dei tempi tutto era immerso nelle tenebre e sepolto in un sonno profondo.
L’Assoluto volle creare il cosmo dalla propria sostanza:così creò le acque e vi
depose a galleggiare un uovo splendente il quale generò al proprio interno
Brahma il Creatore, che divise poi l’uovo stesso in due parti,formando la terra
e il cielo.
In Cina era il tuorlo dell’uovo a rappresentare il cielo mentre l’albume
era la terra. In altre tradizioni il tuorlo è il dio Sole e il guscio la Dea:
l’uovo del mondo deposto da una Dea veniva infatti dischiuso dal calore del
Sole, come si è detto.
In molte leggende egizie, l’Oca del Nilo, la Grande Dea,deponeva un uovo da
cui nasceva Ra, il Sole.
Un mito orfico greco narra che in principio esisteva la Notte, la dea
uccello dalle nere ali la quale, fecondata dal Vento del Nord, depose un uovo
d’argento nel grembo dell’oscurità.
L’uovo era la Luna e da esso balzò Eros, il dio della vita dalle ali dorate che
portò alla luce l’intero cosmo. Ma in Grecia esisteva un mito più antico:
Eurinome, Dea di Tutte le Cose,cioè il Caos primigenio, per scaldarsi si mise a
danzare nuda sulle onde delle acque primordiali e poi strofinò tra le proprie
mani il Vento del Nord. Da tale gesto nacque un serpente, Ofione, che si
accoppiò con la grande Dea. Eurinome per accoppiarsi con Ofione si tramutò in
colomba e dopo l’amplesso depose l’uovo universale.
Anche gli antichi popoli medio-orientali, come babilonesi e sumeri,
credevano alla mitica colomba che sorvolava le acque primordiali del Caos. Una
colomba.. la colomba in questi stessi miti viene’
associata ad un animale che tradizioni più tarde avrebbero considerato con
orrore. Infatti l’originale uovo primordiale era un uovo di serpente.
Nel mondo celtico i Druidi chiamavano l’uovo cosmico “uovo del serpente” e
custodivano talismani fatti a sua immagine, forse ricci di mare fossili, che si
diceva possedessero qualità miracolose. Una leggenda egizia narra come Kneph, il serpente primordiale produsse
l’uovo cosmico dalla propria bocca. Sempre l’orfismo greco, quella straordinaria fucina di miti, considerando
l’uovo il mistero della vita e della creazione, lo raffigurò spesso circondato
dall’Ouroboros, il mitico serpente circolare che si morde la coda, quasi a
rappresentare il tempo ciclico nel suo eterno ritorno. Ma il serpente disteso è
il tempo lineare della storia, e così anche l’uovo con la propria forma simboleggia
contemporaneamente il tempo cosmico, circolare e ciclico, e quello storico e
lineare.
Del resto il serpente rappresenta in molte tradizioni la rinascita, come
l’uovo...Osservando da vicino i simboli ci si accorge come essi in realtà si
rispecchino l’uno nell’altro, si generino l’uno dall’altro in un gioco infinito
e universale. E’ nato prima l’uovo o la gallina? O il serpente? O la colomba?
Domande che rivelano tutti i limiti della nostra logica razionale e
meccanicistica...
Fonti:
Feste pagane di Roberto Fattore.
Il tempo dei Celti di Alexei Kondratiev.
Il sito di Strega delle Mele.
Cuore di Strega.