martedì 29 marzo 2016

L'aneto

L'erbario del Bio Green Food si propone di approfondire la conoscenza degli alimenti che usa in cucina. Conoscere le proprietà, la storia della pianta aiuta a sintonizzarci meglio con essa, al fine di un cucinare più consapevole e armonioso.

ANETO



Epitalamio del Tiaso

E tu, Dica, avvolgi attorno alle chiome
amabili ghirlande d’aneto, intrecciandole
con le tue piccole dita: sono fiori belli!
Le Grazie beate ti vedranno con occhi
ancora più dolci: distolgono lo sguardo
da chi non porta ghirlande.
Saffo( Σαπφώ, Sapphó; Ereso, 630 a.C.circa – Leucade570 a.C. circa) 


STORIA
Spesso confuso con il finocchio (chiamato appunto anche finocchio bastardo) anche se l'odore e il gusto sono senz'altro meno delicati di quest'ultimo. La lunga storia dell'aneto deriva dalle sue proprietà medicamentose antisettiche e digestive: già nell'Egitto di 3000 anni fa, esso veniva usato per facilitare la digestione. Nell'antica Grecia si riteneva che stringendo un rametto di aneto si potessero prevenire gli attacchi di epilessia. I Romani lo masticavano spesso e lo usavano anche per intrecciare ghirlande con le quali ornavano le sale dei banchetti. Noto agli Ebrei (citato anche nella Bibbia) e prescritto ai bambini dall'antica medicina cinese, dal momento che la sua azione digestiva è più blanda. I vichinghi usavano l'aneto invece come calmante. Dopo che essa fu introdotta dai coloni dell'America settentrionale, i guaritori popolari utilizzavano l'”acqua di aneto” (i semi in infuso) nel trattamento di disturbi infantili come coliche, mal di stomaco e tosse.

IN CUCINA
I semi sono molto aromatici e il loro profumo ricorda quello del finocchio; il suo sapore fresco e balsamico si sposa con salse a base di yogurt e vellutate fredde di verdura.

RICETTA VEGAN
Patate all'aneto:
tagliare a tocchettini delle patate viola con il metodo macrobiotico ( durante il taglio espirare profondamente) e sbollentarle in acqua e sale per una decina di minuti.
Scolarle, metterle in una terrina da forno condite con olio di cocco e semi di aneto
Infornare per mezz'oretta.


USO MAGICO
Genere: Maschile
Pianeta: Mercurio
Elemento: Fuoco
Poteri: Protezione, Denaro, Amore, Lussuria

L’erba e’ protettiva se appesa sulla porta di casa o portata con se’ in sacchetti; messo nella culla protegge il neonato. E’ usato negli incanti per i soldi per via del numero di semi che produce ed aggiunto all’acqua del bagno rende irresistibili.


USO IN ERBORISTERIA
Per le sue proprietà antispasmodiche risulta di grande utilità per calmare il singhiozzo e i vomito nervoso, ottimo antidoto contro i gas intestinali e in caso di aerofagia. Utile per chi ha problemi di ritenzione idrica o inappetenza; tradizionalmente è ritenuto risolutivo il suo impiego nella cura delle emorroidi.

BIBLIOGRAFIA
La grande enciclopedia delle erbe, RL gruppo editoriale S.r.l.

http://antrodellamagia.forumfree.it/?t=56598760

mercoledì 23 marzo 2016

ESBAT DI MARZO

LUNA DELLA SEMINA



Gli altri nomi di questa lunazione:
Luna di Marzo, 
Luna dei Venti , 
Luna del sussurro del Vento, 
Luna ventosa,
 Luna del Corvo, 
Luna della Semina, 
Luna della Linfa, 
Luna del Rinnovamento, 
Luna del Vigore,
 Luna della Pioggia, 
Luna del Germoglio, 
Luna dell'Aquila,
 Luna verde
 Luna dei Cervi,
 Luna della Lucertola,
 Luna delle piccole Rane,
Luna della Gru,
 Luna della grande Carestia,
 Luna della Pesca (dei pesci),
 Luna casta,
 Luna dell'Aratro
,Luna delle Fragole ,
 Luna dello Zucchero,
 Luna dei Lombrichi,
Luna della Scrofa.

Spiriti di Natura: folletti dei laghi, gli esseri dell'aria e
dell'acqua che arrivano con le piogge primaverili e i temporali.
Piante: Ginestra, Artemisia, Erba di Giovanni in Conquistatore, Muschio,
gialappa, lapazio giallo, betonica, muschio irlandese.
Colori: Verde pallido, rosso-violetto verdino, rosso-viola.
Fiori: giunchiglia, narciso selvatico, violetta.
Profumi: caprifoglio, fiore di melo.
Pietre: acquamarina, eliotropia, ematite.
Alberi: ontano, corniolo.
Animali: puma, porcospino, cinghiale, salamandra.
Divinità: Iside nera, Morrigan, Ecate, Cybele, Astarte, Athena, Minerva, Artemide.
Energie : energia che fluisce ; crescente, prospera. Nuovi inizi; equilibrio della Luce e dell'Oscurità. Illusioni infrante. Vedere la verità nella vostra vita anche se fa male

Luna piena di Marzo
Finalmente nell’aria nuovi profumi… sono i primi delicati fiori, la primavera sta ritornando.
L’energia comincia ad espandersi verso l’esterno. L’aria mossa dalle brezze è solcata dal volo degli uccelli. Con l’abbondanza delle piogge, le gelate tendono a ridursi, il suolo diventa più soffice e tornano a moltiplicarsi i vermi di terra.
Gli uccelli, attratti dal cibo abbondante, riprendono ad affollare gli alberi e il cielo. Secondo un’antica tradizione l’avvento della bella stagione era annunciato dal ritorno dei corvi, per questo una variante del nome attribuito al ciclo lunare della Semina è Luna del Corvo. Un altro volatile simbolo del periodo è la colomba, animale sacro ad Ecate e Apollo.
Questa è la luna della spiritualità, la Ruota dell'Anno gira attraverso le stagioni, e finalmente giunge la luna del Rinnovamento. Già con Imbolc abbiamo accolto l'apparire dei primi segni di risveglio della natura, che ora si fanno ancor più forti: questo è il momento del rigonfiamento del seme nella terra, ormai pronto a dare nuove gemme. La giovane Dea Terra si prepara a dismettere il suo sobrio abito invernale, per ricoprirsi di fiori e colori, facendoci dono della Primavera.
Approfittiamo di questo momento per organizzarci concretamente ristrutturando la nostra vita spirituale e materiale. Il vento ci spinge al rinnovamento, a spazzare via le stratificazioni e far scintillare tutte le superfici. Un'antica consuetudine domestica con cui salutare la nuova stagione è quella delle “pulizie di primavera”, con cui si usa liberare la propria casa da tutto ciò che rappresenta il vecchio e l’inutile.
Le pulizie di primavera sono molto di più di un semplice lavoro fisico, e rappresentano per noi un'ulteriore possibilità per sgomberare la casa, ma soprattutto la nostra mente, dai problemi e dalla pesantezza dei mesi passati, in modo da accogliere nel modo migliore la parte luminosa dell'anno.
Una regola comune è che tutti i movimenti, inclusi il lavare per terra o lo spolverare, debbano essere fatti in movimento orario, per riempire l’abitazione di energie costruttive. Movendoci come mulinelli di vento puliremo casa e terremo le finestre aperte per far entrare l’aria profumata e i raggi del sole. Forse ci verrà voglia di fare anche qualche cambiamento, portare qualche nuovo oggetto, aggiungere colore. Possiamo fare tutto questo ispirandoci al rito delle Trasformazioni di Cerridwen, la divinità che ci aiuta ad accettare e far spazio al "nuovo" nella nostra vita.
Pesci è il segno che accompagna questo delicato passaggio, dove un ciclo astrologico, vitale ed umano si chiude, per lasciar spazio ad uno nuovo che si aprirà in Ariete, in un'alternanza che non ha mai fine. Infatti Pesci è l'ultimo segno dello zodiaco, quello che ci deve riportare alle origini, alla fonte spirituale da cui proviene tutto ciò che esiste. E' qui, in questo sensibile segno, che avviene la frantumazione del dominio della razionalità e dell'individualismo, poiché l'acqua dei pesci è il regno dell’infinito, dell’imprecisato, dell’irrazionale e dello spirituale.
I due pesci del simbolo sono legati da un filo d'oro: dove finisce l'uno comincia l'altro, e rappresentano l'eterno senso di movimento e trasformazione, in cui individualità e collettività si fondono, nel comune intento di "ritornare a casa".
Così anche la natura è tutta in subbuglio, e rispecchia la mutevolezza ed imprevedibilità di questo segno, il più inafferrabile, irrequieto ed emotivo di tutto lo zodiaco. Marzo pazzerello, cita un antico detto, facendo riferimento alla mutevolezza di questo mese, tutto all’insegna del cambiamento e del rinnovamento.
Anche la luce del sole continua a crescere, fino a raggiungere il punto di parità perfetta con il buio, che dà luogo all'equinozio di Primavera, Oestara, il 20 del mese.
In questa fase di equilibrio equinoziale le due polarità, lo Yin e lo Yang fuori e dentro di noi, si attraggono e si cercano l’un l’altra: possiamo vedere come la natura tutta risponda al dolce richiamo: gli uccelli nidificano, gli animali di terra si accoppiano, le prime farfalle fecondano i fiori ed anche i primi uccelli migratori fanno ritorno. In un attimo spuntano germogli ovunque, fioriscono il narciso, la primula, la tussilagine, ed i fiori primaverili color del sole, primo fra tutti la mimosa, simbolo della giornata della donna, che si celebra come ogni anno l'8 di marzo (la Festa della Donna è un ottimo momento, per riflettere sul proprio lato femminile, su come farlo fiorire, renderlo ancora più rigoglioso, saldo, potente). Si dice anche che questo sia un tempo in cui abbondano le fate e dove tutto è possibile! In questo periodo metteremo nella terra i semi che debbono fiorire con il caldo e metteremo basi concrete alla realizzazione dei nostri progetti. La Luna del Vento è azione, che imprime una spinta vitale alla stagione dei raccolti, sia nella natura che nel nostro spirito. È tempo di relazionarsi agli altri e al mondo, uscire, coltivare, creare. C’è parecchio da fare: iniziate, con serenità e fiducia, con calma e determinazione, ma iniziate.
Come rito di primavera proponiamo, qui sotto, la creazione di un talismano augurale, il Martisor, ancora usato nella tradizione rumena, ma che trae origine dall’antica Roma.

Martisor, il simbolo della primavera rumena
Questa antica usanza di primavera è specifica del popolo rumeno e ha origini nelle credenze e nelle pratiche agrarie. Ricorre il primo marzo, considerato il primo mese della primavera.
La tradizione ricorda che anche nella vecchia Roma, l'inizio dell'anno nuovo era festeggiato in marzo, mese che porta il nome del dio Marte, protettore della campagna e del bestiame, colui che personifica la rinascita della natura. Presso gli antichi Traci le stesse attribuzioni le aveva il dio Marsyas Silen, considerato l'inventore del piffero, il cui culto era legato alla "gleba", la terra materna, e alla vegetazione e quindi anche alla consacrazione delle feste della primavera, dei fiori e della fecondità della natura.
Da ciò, forse, proviene il nome "Martisor", il diminutivo rumeno del nome del mese di marzo (Martie) ma Martisor è anche un talismano (si pronuncia marzishor), simbolo della primavera: si confezionava con dei fili bianchi e rossi, di canapa o lana (oggi anche di cotone), intrecciati in un cordoncino che si lega a forma di otto. A questo cordoncino si appende un ciondolo porta fortuna, che si sceglie tra svariati simboli (monetine d'oro o d’argento, ma anche fili di erba, germogli o fiori, animaletti, cuoricini...) e si porta con sé.
In diversi scavi archeologici in Romania sono stati ritrovati martisori datati più di 6000 anni fa.
Fabbricati con piccoli sassi di torrente, verniciati in bianco e rosso, infilati su un filo si portavano intorno al collo. Il colore rosso, come il fuoco, il sangue e il sole, era attribuito alla vita, quindi alla donna. Invece il colore bianco richiamava la trasparenza dell'acqua, del bianco delle nuvole ed era riferito alla saggezza dell'uomo. Questi colori, che adesso ritroviamo nel cordoncino del martisor, esprimono il legame inseparabile dei due principi femminile e maschile, come nel continuo movimento della materia, e nel ciclo della natura con tutte le sue forze vitali. Sono colori tradizionali sul tutto territorio rumeno; si portano ai matrimoni, quando nascono i bambini ed anche, in alcune regioni, ai funerali. Sempre di bianco e rosso si addobbano le prime pecore che entrano in malga e il primo aratro che esce al campo.
In Romania il Martisor, con il suo fiocco bianco-rosso, viene donato a Marzo a tutte le donne, dalle nipoti alle nonne, come augurio di buona fortuna e amore, ed è un augurio di buon inizio di primavera: e chi lo ha ricevuto lo porta per tutti i giorni del mese di marzo, attaccato al petto vicino al cuore.
Il bello dei riti di Primavera in Romania sta nella gioia che si sente in tutte le vie delle città, che per l'occasione, si riempiono di bancarelle, dove dai piccoli ai grandi, dai giovani ai meno giovani, donne e uomini "gareggiano" tra di loro, offrendo in vendita una svariata scelta di forme, e colori di martisori.
L'inventività come anche la semplicità delle piccole creazioni incantano talmente che, girando nel tumulto della strada, ci si sente come dei colibrì che vanno a prendere la linfa da un fiore ad altro, nei rami di un grande albero nella primavera rumena.

Amazzoni e Valchirie- la danza lunare:

Mentre l’epoca della collettività delle donne minacciava di affondare nella nebbia, mentre i pacifici insediamenti protetti dalle donne diventavano costruzioni di difesa, in un periodo di grandi cambiamenti, ci furono donne che per ristabilire l’antico ordinamento abbandonarono la comunità: le Amazzoni, le Valchirie o le dee Guerriere. La loro fierezza non fu mai spezzata, non volendo diventare madri e guardiane di proprietà private. Erano libere, girovaghe, amavano solo le loro compagne. Furono attaccate, ma raramente potevano essere sconfitte, poiché erano senza paura.
Fino al diciassettesimo secolo esistono racconti di forti e invincibili donne, che attaccarle voleva dire quasi certamente morte sicura. Si dice che esistesse una terra popolata interamente da queste donne che venivano chiamate le Amazzoni: ci credevano i greci, che pensavano vivessero ai loro confini, in un paese sul fiume Termodonte. Una o due volte l’anno le Amazzoni si recavano alle frontiere per accoppiarsi con gli uomini delle tribù vicine, poi trattenevano le figlie femmine e restituivano i maschi. Due regine, una per difesa e una per comando interno, si dividevano il potere. Guidate dalla loro regina guerriera le amazzoni formavano un possente esercito a cavallo, munite di scudi a forma di edera e asce a doppio taglio.
Sul loro territorio vivevano pacificamente, provvedendo a tutti i propri bisogni economici e producendo tesori artistici, e per quasi 4 secoli (1000-600 ac) ebbero il dominio sulla zona dell’asia minore che costeggia il mar nero.
O almeno questo era quanto i greci cedettero circa le guerriere leggendarie con cui finirono per scontrarsi.
Ancora oggi si discute sulla veridicità di questo mito e gli storici si chiedono se siano esistite veramente. La leggenda narra anche che queste donne per meglio tirare con l’arco si amputassero il seno destro, ma non vi sono prove di ciò e nelle opere d’arte dei greci stessi esse vengono ritratte con i due seni nudi ma integri.
Mentre la vergine coperta dall’elmo e pronta al combattimento, sul suo cavallo soprannaturale, “colei che sceglie tra i trucidati” la Valchiria, è forse l’unica immagine femminile della mitologia scandinava tuttora famigliare. Ma ve n’è un’altra più violenta e possente che è stata dimenticata. Prima delle battaglie le Valchirie tessevano le sorti della guerra usando come contrappeso le teste umane, realizzando una trama di gocce rosse con spole fatte con frecce. Quando avevano deciso il risultato del combattimento abbandonavano la loro dimora zeppa di sangue sotto forma di corvi in cerca di carogne per divorare i corpi trucidati. Queste dee avevano molto in comune con le moire ed altre reggenti del fato che filavano o intessevano le vite umani in una dimora soprannaturale.
Gli anglosassoni le hanno identificate con le erinni. L’interpretazione corrente semplicemente vede queste donne al servizio di Odino, pronte a volare sulla terra per recuperare gli eroi da lui prescelti, ma questa leggenda omette i racconti secondo cui le valchirie si oppongono alla volontà di Odino, insegnando la magia a coloro che vogliono salvare. Secondo alcuni scrittori ve ne erano due generi: quelle divine che erano nove e le vergini semi-mortali visibili in forma umana ai veggenti, mente agli altri sotto forma di aurora boreale.
La loro patrona era Freya, grande Dea dai molteplici aspetti. Sempre nell'ambito nord-europeo ricordiamo Morrigan, la tre volte nera.
Per noi oggi queste figure sono importanti non solo perché attestate nella storie delle donne documentata e indistruttibile, ma anche perché possedevano sapienza e forza, si intendevano di arti antiche che abbiamo quasi dimenticato, ma che possiamo riprenderci: l’arte del favoleggiare, di trasmettere storie oralmente, di celebrare la luna le feste della dea, attraverso la nostra arte e il nostro sensibile. Queste donne insegnano a non trovarsi nel luogo giusto al momento giusto ma piuttosto a creare il tempo e lo spazio.

L’animale di questa luna è la salamandra, attratta dal calore e dalla luce. Sono gli animali simbolici del fuoco, veloci ed hanno una facoltà che quasi tutti hanno perduto: la percezione del “terzo occhio”. Con esso la salamandra sente le vibrazioni i cambiamenti dell’aria, dell’atmosfera, nella luminosità. Con questo terzo occhio tutti i sauri possono cogliere d’intuito il movimento e l’avvicinamento. Il terzo occhio per noi umani ha sede nella ghiandola pineale, che stimolata opportunamente può suscitare stati di chiaroveggenza.
L’ erba di questa luna è l’artemisia, cara alle stesse Amazzoni.
Erba potente e misteriosa, nasconde enigmi e promesse. Spesso è chiamata “l’erba delle vergini”- “madre di tutte le erbe”- “erba venere” panacea contro i mali delle donne ma anche “erba del parto”. Nella zona alpina l’artemisia è anche chiamata “erba del grembo”. Altra denominazione popolare è quella della “pianta di potere” chiarisce le idee.

La danza: raccogliere la forza e trasmetterla al corpo: sguardo, posizione, gesto, irradiazione, questo è il suo tema. La danza di questa luna si concentra sulla posizione che noi abbiamo nel mondo, se non possediamo equilibrio non possiamo fare nulla di buono, se non si hanno i piedi ben saldi a terra non avremo stabilità. La nostra postura è il primo passo per prendere una buona posizione e resistere: se si sa stare bene in piedi nulla può sconvolgerci, per questo fa bene saltare e pestare i piedi a terra un po’ di volte; riacquisita la sensazione di essere salde a terra si portano ad ogni passo le braccia al petto, ispirando, mentre la sfera energetica che proviene dal delta di Venere si contrae, diventando compatta e potente. L’espirazione può avvenire con le braccia incrociate davanti al corpo e i pugni serrati, lasciando defluire il respiro del corpo verso il basso: le braccia e le mani si stendono verso il basso. Quindi l’ispirazione è concentrazione, serrare l’energia nei pugni davanti al plesso solare, l’espirazione è scioglimento, depositare l’energia.

Un punto di enorme potere per le donne sono i palmi delle mani, parte del corpo sempre indaffarata. Per rinvigorire l’energia che risiede in questo posto scuotiamo le mani in basso e in alto, se avvertiamo dolore è perché forse non siamo abituate ad usare le mani nel modo corretto. Quando cominciano a formicolare serrate i pugni. Sentite l’energia tenetela e poi alla fine con un forte “ffff” espellete. Con le mani potete quindi rappresentare antichi gesti di potere, come quelli rappresentati nelle immagini delle divinità, non sono mai a caso, cosi come non lo è la danza. Una volta sensibilizzate le mani possiamo concentraci sullo sguardo: non nascondiamo lo sguardo, non abbassiamo gli occhi, non facciamoli vagare, non schiviamo gli sguardi altrui, ma alleniamoci al chiaro e allo scuro, a guardare da vicino e da lontano, per render ei nostri occhi più forti. Ma l’essenziale è il guardare oltre: fissa ciò che vedi, conosci la tua forza e allora guarda propino lì, non fa male, fa molto più male fuggire. Non farti schiacciare, impara a dire “tutto questo è niente confronto alla forza che ho”.

Con l'arrivo di questa luna, Madre Terra inizia a risvegliarsi, la neve si scioglie e i bulbi che solo ieri erano fili d'erba si aprono in tutto il loro splendore. Glia animali giocano e tra i rami pieni di germogli si vedono nuovi nidi. Sta arrivando la Primavera con un sacco di lavoro da svolgere e tutta la natura è in fermento.
Anche noi siamo propensi a far qualcosa che ci scrolli dall’inerzia dell’inverno. Proprio come si ridesta la Natura lo stesso spirito sveglia anche noi. L'energia di questa luna ci fa sentire il bisogno di rinnovare il nostro giardino spirituale, coltivandolo con qualità che migliorino la nostra vita e ci armonizzino con la Natura e il genere umano.

~ Indossate abiti verdi per onorare la rinascita di Madre Natura.
~ Decorate l'altare con piante primaverili.
~ Usate candele verdi e incenso di luna piena o essenze floreali.
~ Create il perimetro del cerchio con ramoscelli che conserverete per i fuochi di Beltane.
~ Il banchetto sarà all'insegna di rotoli fatti di semi di papavero e pane con il sesamo.
~ Se celebrate all’aperto portate un fascio di fili colorati così che gli uccellini li vedano e li utilizzino per i loro nidi.
~ Benedite i semi che pianterete
~ Confezionate il Martisor, un fiocco bianco-rosso, da regalare alla donne della vostra vita


___dal forum di Sacerdotesse di Avalon___

domenica 20 marzo 2016

OSTARA - EQUINOZIO DI PRIMAVERA




OSTARA - EQUINOZIO DI PRIMAVERA


 

L'Equinozio di Primavera è il momento del risveglio della Natura, in cui si manifesta pienamente il seme di luce germogliato a Imbolc.
 Fisicamente è tempo di uscire all'aria aperta, di fare movimento, di andare per prati e boschi. Gli equinozi sono un periodo di equilibrio e al tempo stesso di instabilità, nervosismo. Giovano molto quindi le cure disintossicanti e ricostituenti, specie se effettuate con metodi naturali. La nostra irrequietezza è inoltre facilmente superabile con una maggiore attività fisica. Allo stesso modo è tempo di iniziare a lavorare sulla terra per tutte le colture che in breve tempo sfioriranno e fruttificheranno. Se abbiamo un orto o un giardino possiamo dedicare ad essi un po’ del nostro tempo, altrimenti possiamo piantare o seminare qualche piantina in un vaso per sistemarla in casa.
Psicologicamente è tempo di iniziare nuovi progetti, magari le cose che abbiamo sognato o immaginato durante l'inverno: un nuovo hobby, uno sport o una qualche attività fisica. E' giunto il tempo di mettere in pratica le lezioni che abbiamo imparato nelle nostre riflessioni invernali, dalle profonde visioni interiori e dalla espansione della coscienza, tempo di portare quella conoscenza nel mondo esterno, uscendo dalla introversione invernale.
Per manifestare in maniera ancor più concreta i mutamenti di questo momento di passaggio potremmo compiere qualche piccolo rito propiziatorio.

Attività per Ostara:

-Siccome l'uovo è un simbolo primario di Ostara e della rinascita possiamo quindi usarlo per rappresentare questa rinascita, come pure la nostra rinascita interiore in questo periodo dell'anno, quando il clima si riscalda e i nostri orizzonti si espandono. Così possiamo creare e dipingere uova da regalare agli amici.
-Per celebrare la giovinezza dell'anno e la nostra crescita interiore possiamo anche piantare dei semi, dopo averli presentati al Sole e alla Terra e aver chiesto la loro benedizione.
-Indossate vestiti verdi.
-Fate le pulizie di primavera.
-Organizzate una piccola caccia al tesoro con i vostri amici o i vostri bimbi, dove dovranno trovare le uova decorate o di cioccolato.
-Potete celebrare Ostara facendo una camminata nella natura o nel vostro giardino per riconoscere i cambiamenti nella Terra mentre si risveglia.
-Svuotate i vostri cassetti e fate un po’ di pulizia, buttando tutto ciò che non serve e che fa ristagnare l'energia nella stanza.
-Fate un’offerta alla Terra. O un cristallo. 
-Se si desidera compiere qualcosa di più complesso, si può celebrare un piccolo rito all’ aperto, in un prato o nel proprio giardino. Su una grossa pietra o un grosso ceppo di legno si accendano candele gialle (colore della luce e del sole) e/o verdi (la nuova crescita della vegetazione). Si salutino le potenze divine nel loro aspetto di giovinezza: “Benvenuto Giovane Dio Sole”, (oppure Giovane Dio della Vegetazione, se si vuole mettere l’accento sui cambiamenti della Natura) e “Benvenuta Giovane Dea della Terra”. Ovviamente si possono pronunciare formule di saluto più elaborate...
- Se lo si desidera, si può avere un piatto di semi o di piantine (da piantare nel nostro giardino o da regalare ai nostri amici) sui quali si visualizza discendere la benedizione delle forze cosmiche. Possiamo pensare ai semi e alle piantine come ai nostri nuovi progetti da concretizzare, così quando li pianteremo legheremo le nostre azioni ai grandi cicli cosmici e stagionali armonizzandole con la Natura. Meditiamo sul mistero della rinascita della Natura e sentiamo la fresca energia degli inizi che pervade il nostro corpo. Si può bere vino (o succhi di frutta) e mangiare dolci, ricordando di lasciare qualche goccia e qualche briciola da versare sulla terra, come nostra offerta di ringraziamento.

La pianta sacra dell’Equinozio di Primavera è il trifoglio.
Pianta simbolo dell’Irlanda, della quale si dice che San Patrizio, evangelizzatore dell’isola se ne servisse per spiegare la Trinità cristiana (non è un caso che la festa di San Patrizio ricorra il 17 marzo, in prossimità dell’equinozio). 
In realtà si tratta di una tradizione tarda risalente al 18° secolo e il trifoglio non era altro che la triskele, mentre la varietà a quattro foglie rappresentava la croce celtica, la ruota solare, il cerchio magico delle quattro direzioni: tutti simboli molto più antichi del Cristianesimo



Per l' equinozio di Primavera, intorno al 21 marzo, giorno e notte sono in perfetto equilibrio (la parola equinozio deriva dal latino aequus nox, “uguale notte”) ma la luce aumenta sempre di più, dopo le lunghe notti invernali. La Ruota dell’Anno gira attraverso le stagioni, verso i lunghi e caldi giorni estivi. In questo giorno il Sole si trova allo zenit dell’equatore.
La Natura si risveglia, i fiori sbocciano ovunque. E’ il tempo del ritorno della vegetazione: fioriscono il narciso, la primula, la tussilaggine, fiori primaverili color del sole. Gli uccelli costruiscono nidi e si accoppiano. Non c’è da meravigliarsi quindi se questa data sia stata associata presso varie culture a concetti quali la fertilità, la resurrezione, l’inizio. Ma se nel suo aspetto di fertilità umana l’Equinozio deve inchinarsi alla festa successiva, quella di Beltane, esso possiede completamente l’aspetto della fertilità vegetale, che si manifesta in modi diversi a seconda della latitudine. Infatti, se nel Mediterraneo è tempo di germogli, nel Nord Europa è tempo di semina, in cui i nuovi semi vengono benedetti.

Nelle tradizioni neo-druidiche contemporanee l’Equinozio primaverile è denominato Alban Eiler, “Luce della Terra”, con riferimento al fatto che il sole ora si trova al di sopra dell’equatore celeste, la zona astronomica chiamata nelle antiche cosmologie “terra emersa” e contrapposta alle “acque inferiori”, cioè la zona al di sotto ditale fascia. La primavera, in queste concezioni druidiche è celebrata con tre feste: Imbolc che ne rappresenta i primi movimenti, l’Equinozio che ne è la manifestazione visibile, e Beltane che è la sua pienezza. 
Come inizio l’Equinozio di Primavera segna appunto l’inizio del calendario zodiacale col segno dell’Ariete. Inoltre ogni era zodiacale viene chiamata col nome della costellazione in cui cade il punto equinoziale nel suo ciclo precessionale (circa 2000 anni per ogni segno zodiacale). L’Equinozio primaverile rappresenta così una sorta di capodanno.


Nella Roma arcaica l’anno cominciava a primavera, nel mese di marzo sacro appunto a Marte, padre dei due gemelli fondatori della città. Anche in altri paesi del Mediterraneo e del Vicino Oriente l’anno iniziava con la primavera, quando il sole torna a splendere alto nel cielo e la terra si risveglia. E ogni anno a Roma, il 14 o 15 marzo, veniva portato in processione un uomo coperto di pelli di capra, colpito con lunghe verghe e chiamato Mamurio Veturio. Ritenuto il mitico fabbro che aveva costruito undici scudi a imitazione di quello sacro donato da Giove al re Numa Pompilio e per questo ritenuto colpevole di sacrilegio, Mamurio era in realtà la personificazione dell’anno vecchio (Veturio da vetus, vecchio), il quale veniva scacciato alle Idi di Marzo per far posto al nuovo anno.

All’Equinozio di Primavera, in molte tradizioni ricorreva addirittura la nascita del mondo, come nel mithraismo, l’antica religione persiana. 
Il mito narra che Mithra sacrificò il toro cosmico, da cui nacquero tutte le piante e tutti gli animali, e poi suggellò la sua amicizia con il Sole offrendogli la carne del toro in un banchetto sacrificale.
Ma le antiche tradizioni ci offrono tutta una serie di miti legati alla primavera, che hanno al loro centro l’idea di un sacrificio a cui succede una creazione-rinascita-nascita.
Esiste un preciso riferimento cosmico alla base di queste mitologie: il sole che incrocia e supera la linea dell’equatore celeste passando da nord a sud. Sembra che al tempo dell’equinozio nel segno dei Gemelli (6000 - 4000 a.C. circa) la più notevole figura astronomica del cielo meridionale, la Croce del Sud, fosse visibile nei cieli della Mesopotamia. I Babilonesi fecero della croce il simbolo dell’adempimento, quasi ad indicare che il mito del dio dell’anno si conclude al termine di un ciclo con il dio stesso appeso ad una croce.

Un mito che mostra bene l’idea di un sacrificio e di una successiva rinascita è quello frigio di Attis e Cibele. Attis, bellissimo giovane nato dal sangue della dea Cibele e da questa amato, voleva abbandonarla per sposare una donna mortale. 
Cibele Io fece impazzire ed egli si evirò morendo dissanguato. Dal suo sangue nacquero viole mammole, e gli dei, non potendolo resuscitare, Io trasformarono in un pino sempreverde (raffigurazione dell ‘Albero Cosmico). Secondo i filosofi neoplatonici questa storia cruda simboleggiava l’amore della Provvidenza (Cibele) per la causa generatrice (Attis) di ogni cosa. La discesa della causa generatrice termina al livello più basso, il mondo della materia, quando la Provvidenza interrompe la folle corsa Adone era in realtà il dio assiro-babilonese Tammuz, a cui i fedeli si rivolgevano chiamandolo “Adon” (Signore). Egli, dimorava sei mesi all’anno negli inferi, come il sole quando si trova al di sotto dell’equatore celeste (autunno e inverno). Si festeggiava a primavera la sua risalita alla luce quandosi ricongiungeva alla dea Ishtar, l’equivalente dell’Afrodite greca.
Allo stesso modo nei Misteri Eleusini si festeggiava Persefone che ritorna nel mondo dopo aver trascorso sei mesi nel regno dei morti. Proprio nel mese di Anthesterion (“mese dei fiori”, febbraio-marzo circa) si celebravano ad Atene i Misteri Eleusini.

La Pasqua è la versione cristiana del tema dell’accoppiamento sacrificale: la discesa di Cristo agli Inferi per salvare le anime dei giusti da Adamo in poi. Gli inferi, nella visione delle tarde religioni pagane non erano altro che il misconosciuto aspetto femminile della divinità, la Dea in cui il Dio sacrificato si immerge per rinascere, ma i nomi di varie dee degli inferi (la nordica Hel, la cananea Sheol) sono passati in seguito ad indicare luoghi ultraterreni di punizione eterna...
Nel mese successivo all’Equinozio si festeggiavano in Atene le Grandi Dionisìe in onore di Dioniso, dio morto e resuscitato. La processione compiuta per celebrano portava per le strade simulacri di falli, simbolo della fertilità nel suo aspetto maschile.




Tutti questi miti mostrano l’unione di un simbolismo cosmico, celeste, legato al cammino del sole nel cielo, e un simbolismo terrestre, legato al risveglio della Natura. Ciò riecheggia il sottostante tema del matrimonio fra una divinità maschile, celeste o solare, ed una femminile, legata alla terra o alla luna. La mutilazione di Attis era il ritorno alla madre primordiale, il ridiventare simili ad essa, androgini, per risorgere nell’Uno. A Roma le feste in onore di Attis iniziavano il 15 marzo, con penitenze e digiuni. Il 22 marzo iniziavano i Tristia, le commemorazioni per la passione e morte di Attis, durante le quali avvenivano le auto-evirazioni dei suoi adoratori che volevano diventarne sacerdoti, i cosiddetti Galli.
Il 25 marzo erano gli Hilaria, durante i quali si celebrava la resurrezione di Attis, il suo ritorno alla Grande Madre, all’apparire del sole che aveva appena superato l’equatore celeste. Si diceva che la tomba si apriva e che il dio si levava tra i morti. I sacerdoti, toccando con un balsamo le labbra degli adoratori, annunciavano che anche essi come Attis avrebbero trionfato sulla morte. Tutti questi riti avevano luogo sul posto dove ora sorge la basilica di San Pietro. Dopo l’Equinozio, si svolgevano nel mondo ellenico le Adonìe, le feste della resurrezione di Adone. Bellissimo giovane amato dalla dea Afrodite, venne ucciso da un cinghiale (forse il dio Ares ingelosito). Collegati ai riti in suo onore erano i “giardini di Adone”, vasi in cui si seminavano cereali e ortaggi che germogliavano rapidamente al sole primaverile e venivano poi gettati in mare o nelle sorgenti per propiziare il rinnovamento della Natura. Tale usanza è sopravvissuta nelle celebrazioni della Pasqua cristiana: ancora oggi in molte località d’Italia si prepara nello stesso modo il cosiddetto “grano del sepolcro”. La primavera era infatti la stagione per accoppiamenti rituali meno cruenti di quello di Attis: gli hieros gamos, le nozze sacre in cui il Dio e la Dea (personificati spesso da un sacerdote e da una sacerdotessa) si accoppiano per propiziare la fertilità. Il Dio Sole inizia a far sentire la sua giovinezza e ad accoppiarsi con la giovane Dea della Terra.

Come festa solare, appartengono all’Equinozio i temi del fuoco e della luce. Luce e fertilità sono sopravvissuti nel folklore europeo, in cui è rimasta la tradizione di accendere i fuochi di Pasqua sulle cime di alte colline: più a lungo restano accesi, più sarà fruttifera la terra.
I miti primaverili della fertilità sono presenti infatti anche nel Nord Europa. La parola Est, la direzione a cui è collegato l'Equinozio primaverile, deriva da Eostre (o Ostara, “la stella dell’est” cioè Venere) la dea sassone della fertilità assimilabile a Venere, Afrodite e Ishtar. Eostre ha dato il suo nome anche alla Pasqua nella lingua inglese: Easter per l’appunto. 
A Eostre era sacra la lepre, simbolo di fertilità, il cui comportamento in mano si dice assomigli a quello di una congrega di streghe danzanti (la famosa lepre marzolina di “Alice nelpaese delle meraviglie”...).



Questo totem animale della dea fu infatti in seguito considerato lo “spirito familiare” delle streghe, ma in realtà era un animale sacro in molte tradizioni. Gli antichi Britanni associavano le lepri alle divinità della luna e della caccia: ucciderle e mangiare la loro carne era tabù. Fino a tempi recenti la lepre non veniva mangiata nella regione del Kerry, dal momento che si diceva che mangiare una lepre equivaleva a mangiare la propria nonna! I Celti abolivano temporaneamente il tabù all’equinozio primaverile o a Beltane: si trattava di un pasto rituale in cui il corpo dell’ animale totemico veniva consumato per partecipare della sua fertilità. I Celti inoltre consideravano la lepre un animale divinatorio e dal modo in cui correva traevano presagi. 
Anche gli Anglo-Sassoni veneravano la lepre e una caratteristica delle feste primaverili in onore di Eostre era appunto una caccia rituale a questo animale.
Nel folklore delle Isole Britanniche ancora esistono sopravvivenze di questi rituali. Così ad esempio la Contesa del Pasticcio di Lepre nel villaggio di Hallaton, dove un grande pasticcio di carne di lepre viene conteso dagli abitanti del villaggio, (sebbene in tempi recenti esso venga tranquillamente servito nei piatti dal vicario).
Fino alla fine del’700, vicino Leicester aveva luogo ogni Lunedì di Pasqua una caccia alla lepre nelle colline circostanti. Si dice che i disegni sulla superficie della luna piena raffigurino una lepre, ricordo questo dell’associazione dell’animale con divinità lunari.

Questa raffigurazione della “lepre nella luna” appare nelle tradizioni cinesi, europee,africane e indiane. Nella tradizione buddista le leggende narrano di come una lepre si sacrificasse per nutrire il Buddha affamato, balzando nel fuoco. Insegno di gratitudine il Buddha impresse l’immagine dell’animale sulla luna. Questa leggenda riecheggia tradizioni ancora più antiche del Buddismo: in Cina la lepre lunare ha un pestello ed un mortaio con cui prepara un elisir di immortalità e figure di lepri e conigli vengono costruite in occasioni delle feste lunari. La lepre è considerata un animale Yin che viene dal Polo Nord recando il saluto della Dea della Luna. Amuleti di giada verde raffiguranti la lepre sono costruiti e regalati per augurare la buona fortuna.



Nelle tradizioni dei Nativi Americani la Grande Lepre è l’eroe dell’alba, il salvatore, creatore e trasformatore, padrone dei venti e fratello della neve. E’ il Grande Imbroglione, simbolo della mente veloce che supera in astuzia la forza fisica. Gli Indiani Algonchini adoravano la Grande Lepre che si diceva avesse creato la Terra.

Per gli antichi Egizi la lepre era un animale lunare ma anche collegato all’alba, all’est. Osiride risorto è simboleggiato dalla lepre in quanto divinità solare, come pure Thoth, Ermes e Mercurio quali divinità messaggere, dal momento che l’est è il luogo da cui provengono gli dei portatori di luce. 
Nell’antica Europa i Norvegesi rappresentavano le Divinità lunari accompagnate da una processione di lepri che portano lanterne. Anche la Dea Freya aveva come inservienti delle lepri e la stessa Dea Eostre era raffigurata con una testa di lepre.
 Nel folklore europeo la lepre è stata associata allo spirito del grano, siccome ha l’abitudine di nascondersi nei campi di grano fino alla mietitura, tanto che l’ultimo covone veniva chiamato, tra gli altri nomi, “la lepre”. Ma la lepre è stata collegata anche alla fertilità e alla sessualità vigorosa, essendo una generatrice veloce e prolifica. I Greci la consideravano sacra ad Afrodite e asuo figlio Eros. Filostrato diceva che il sacrificio più adatto per Afrodite era la lepre in quanto essa possiede il suo dono di fecondità in un grado superlativo. 

Come molti animali sacri dell’antichità, anche la lepre subì nel MedioEvo un processo di demonizzazione e venne ritenuta animale di cattivo auspicio, in cui le streghe si trasformavano. 
Si pensava che una lepre bianca fosse presagio di morte e abbondarono le storie di ferite inflitte a lepri, ferite rinvenute il giorno dopo su qualche donna. In Cornovaglia si raccontava che le ragazze morte dopo essere state abbandonate dai loro innamorati si trasformavano in lepri bianche per perseguitare i loro amanti infedeli! Ma l’immagine della lepre fortunatamente ha incontrato un destino meno lugubre: la lepre di Eostre che deponeva l’uovo della nuova vita per annunciare la rinascita dell’anno è diventata l’odierno coniglio di Pasqua che porta in dono le uova, altro simbolo di fertilità.


Al giorno d’oggi la ricorrenza della Pasqua ci ripropone ogni anno il tradizionale consumo e dono di uova, da quelle di cioccolato con la sorpresa a quelle naturali decorate a mano (che raggiungono livelli artistici nei “pysanky” dell’Ucraina) alle numerose ricette tipiche di frittate e dolci. Ma che cosa rappresenta l’uovo e perché gioca un ruolo così importante nelle tradizioni pasquali?
In realtà l’attuale uovo di Pasqua ha origini pre-cristiane, essendo un antichissimo simbolo di vita, di creazione e di rinascita. Come simbolo di iniziazione l’uovo simboleggia il due-volte nato, la sua deposizione essendo una prima nascita e la schiusa la seconda. La nascita del mondo da un uovo cosmico è un’idea universalmente diffusa,e non a caso veniva celebrata presso molte civiltà alla festa equinoziale di primavera, quando la Natura risorge e le ore di luce iniziano a prevalere su quelle notturne. In numerose mitologie un uovo primordiale, embrione e germe di vita, è il primo essere ad emergere dal Caos. Non sinonimo di confusione o distruzione, bensì di condizione primordiale che contiene la potenzialità di tutte le cose esistenti, il Caos è la forza vitale generatrice di tutto ciò che esiste. E’ l’ “Uovo del mondo” covato da una Grande Dea e dischiuso dal Dio Sole. L’uovo è il principio da cui nascono tutte le cose, portando in manifestazione ciò che prima era solo allo stato potenziale.

Nell'alchimia l’uovo è il vaso mistico in cui si compie la trasmutazione, un modello della creazione in scala ridotta. Un mito dell’India narra che nella notte dei tempi tutto era immerso nelle tenebre e sepolto in un sonno profondo. L’Assoluto volle creare il cosmo dalla propria sostanza:così creò le acque e vi depose a galleggiare un uovo splendente il quale generò al proprio interno Brahma il Creatore, che divise poi l’uovo stesso in due parti,formando la terra e il cielo.
In Cina era il tuorlo dell’uovo a rappresentare il cielo mentre l’albume era la terra. In altre tradizioni il tuorlo è il dio Sole e il guscio la Dea: l’uovo del mondo deposto da una Dea veniva infatti dischiuso dal calore del Sole, come si è detto.
In molte leggende egizie, l’Oca del Nilo, la Grande Dea,deponeva un uovo da cui nasceva Ra, il Sole.
Un mito orfico greco narra che in  principio esisteva la Notte, la dea uccello dalle nere ali la quale, fecondata dal Vento del Nord, depose un uovo d’argento nel grembo dell’oscurità.
L’uovo era la Luna e da esso balzò Eros, il dio della vita dalle ali dorate che portò alla luce l’intero cosmo. Ma in Grecia esisteva un mito più antico: Eurinome, Dea di Tutte le Cose,cioè il Caos primigenio, per scaldarsi si mise a danzare nuda sulle onde delle acque primordiali e poi strofinò tra le proprie mani il Vento del Nord. Da tale gesto nacque un serpente, Ofione, che si accoppiò con la grande Dea. Eurinome per accoppiarsi con Ofione si tramutò in colomba e dopo l’amplesso depose l’uovo universale.
Anche gli antichi popoli medio-orientali, come babilonesi e sumeri, credevano alla mitica colomba che sorvolava le acque primordiali del Caos. Una colomba.. la colomba in questi stessi miti viene’ associata ad un animale che tradizioni più tarde avrebbero considerato con orrore. Infatti l’originale uovo primordiale era un uovo di serpente.



Nel mondo celtico i Druidi chiamavano l’uovo cosmico “uovo del serpente” e custodivano talismani fatti a sua immagine, forse ricci di mare fossili, che si diceva possedessero qualità miracolose. Una leggenda egizia narra come Kneph, il serpente primordiale produsse l’uovo cosmico dalla propria bocca. Sempre l’orfismo greco, quella straordinaria fucina di miti, considerando l’uovo il mistero della vita e della creazione, lo raffigurò spesso circondato dall’Ouroboros, il mitico serpente circolare che si morde la coda, quasi a rappresentare il tempo ciclico nel suo eterno ritorno. Ma il serpente disteso è il tempo lineare della storia, e così anche l’uovo con la propria forma simboleggia contemporaneamente il tempo cosmico, circolare e ciclico, e quello storico e lineare.
Del resto il serpente rappresenta in molte tradizioni la rinascita, come l’uovo...Osservando da vicino i simboli ci si accorge come essi in realtà si rispecchino l’uno nell’altro, si generino l’uno dall’altro in un gioco infinito e universale. E’ nato prima l’uovo o la gallina? O il serpente? O la colomba? Domande che rivelano tutti i limiti della nostra logica razionale e meccanicistica...


Fonti:
Feste pagane di Roberto Fattore.
Il tempo dei Celti di Alexei Kondratiev.
Il sito di Strega delle Mele.

Cuore di Strega.

martedì 1 marzo 2016

ERBARIO: L'ALLORO


L'erbario del Bio Green Food si propone di approfondire la conoscenza degli alimenti che usa in cucina. Conoscere le proprietà, la storia della pianta aiuta a sintonizzarci meglio con essa, al fine di un cucinare più consapevole e armonioso.

ALLORO




Casida delle colombe oscure
Sui rami dell'alloro
camminano due colombe oscure.
L'una era il sole,
l'altra la luna.
"Casigliane mie," chiesi,
"dove sta la mia sepoltura?"
"Nella mia coda", disse il sole.
"Nella mia gola", disse la luna.
Ed io che andavo camminando
con la terra alla cintola
vidi due aquile di neve
e una ragazza nuda.
L'una era l'altra
e la ragazza era nessuna.
"Care aquile, " chiesi,
"dove sta la mia sepoltura?"
"Nella mia coda", disse il sole.
"Nella mia gola", disse la luna.
Sui rami dell'alloro
vidi due colombe nude.
L'una era l'altra
ed entrambe nessuna.
Federico García Lorca

da PensieriParole <http://www.pensieriparole.it/poesie/poesie-d-autore/poesia-76011>

STORIA

Nell'antica Grecia l'alloro è la pianta sacra ad Apollo: il mito narra come Eros avesse colpito Apollo con una delle sue frecce, facendo nascere in lui una forte passione per la ninfa Dafne. Ma la ninfa fuggì impaurita, invocando l'aiuto degli Dei che la trasformarono in alloro. Apollo dichiarò quella pianta sacra che diventò simbolo di sapienza, gloria e trionfo: fu così che nelle prime Olimpiadi del 776 a.c. i vincitori furono incoronati con l'alloro. Nell'antica Roma furono più che altro gli imperatori e gli eroi a ornarsi la testa con l'alloro. Nel Medioevo la corona di alloro iniziò ad essere considerata un tributo da offrire a chi si fosse distinto nella poesia e nella letteratura. L'usanza si radicò nel Rinascimento, e ancora oggi i grandi poeti vengono detti “laureati”.


IN CUCINA

Le foglie e le bacche di alloro entrano in cucina come componenti aromatiche essiccate soprattutto di salse, intingoli e secondi.

RICETTA VEGAN 

Pesto di sesamo e alloro (adatto per condire piatti di pasta o cereali)


ingredienti:
-1 pugno di sesamo
-1 spicchio di aglio
-1 cucchiaino di sale
-3 foglie di alloro fresco
-1 cucchiaino di tamari

procedimento:
tostare il sesamo in una padella e poi aggiungerci il sale
pestarlo in un mortaio (meglio se in legno di ulivo) assieme all'aglio e alle foglie di alloro, aggiungere il tamari e condire la pasta (ottime le tagliatelle integrali).


USO MAGICO

Genere: Maschile
Pianeta: Sole
Elemento: Fuoco
Poteri: Protezione, Poteri psichici, Guarigione, Purificazione, Forza

Le antiche sacerdotesse di Apollo ne masticavano foglie ed inalavano fumi per indurre lo stato profetico; esse sono usate ancora oggi come decorazioni a Yule.
E’ usato per la chiaroveggenza e la saggezza: le foglie poste sotto al cuscino inducono sogni profetici, mentre bruciate provocano visioni.
E’ un’erba di protezione e purificazione d’eccellenza: viene indossata come amuleto per scongiurare il male e le negatività; bruciata (misto a legno di sandalo) o sparsa intorno durante i rituali per rimuovere maledizioni o annullare incantesimi di magia nera, e persino appesa o fatta crescere vicino casa per allontanare i fantasmi e le malattie.

USO IN ERBORISTERIA

L'alloro (dal quale si utilizzano dia le foglie che le bacche) è uno stimolante della secrezione dei succhi gastrici, possiede notevoli proprietà antisettiche ed è un ottimo sudorifero: oltre ad alleviare la cattiva digestione e meteorismo, aiuta a combattere raffreddore e influenza. Costituisce un ausilio efficace contro i reumatismi, ma anche un ottimo antidoto all'eccessiva sudorazione.

BIBLIOGRAFIA
La grande enciclopedia delle erbe, RL gruppo editoriale S.r.l.
http://antrodellamagia.forumfree.it/?t=56598760