lunedì 8 febbraio 2016

Sull'amore platonico fra la poesia salinasiana e musiche dervisce

Nel progettare gli eventi di questa settimana che dedichiamo all'amore mi tornavano spesso alla mente le parole del mio professore di filosofia al liceo.
Il mio prof.  era un personaggio incredibile, animato da un encomiabile entusiasmo e da un pensiero estremamente lucido, suonava la tromba con il suo complesso jazz al Peace Maker, il centro sociale occupato dai resistenti imolesi.
Fumava volentieri maria con i suoi studenti dissertando sui grandi temi… con gratitudine ripenso all'influenza (e ai soffietti ;) che ha esercitato su di me.
Quando mi spiegò l'amore platonico lo descrisse come la più potente delle forze perché al fine di giungere al rapporto vicendevole (dell'uno rispetto all'altro) spalancava le porte del mondo, esplorando molteplici sentieri ed esprimendosi inclusivamente per tutte le forme della vita.
La capacità di amare un altro essere umano presuppone la necessità di amare la terra, la vita, il cielo, gli animali, ogni ingrediente della natura, ogni elemento del cosmo.
Irradiare, dal se profondo, luce. L'amore è forza migliorativa, mette a soqquadro un sistema, mette in discussione se stessi ed è una sfida quotidiana da alimentare per tenere viva la fiamma che brucia.
Indefinibile per sua natura, leitmotiv di ogni produzione artistica. Cosa ci salverà dall'avanzare della banalità e del vuoto se non dare significato di amore alla vita?
Il modo migliore che io conosca per dare significato sono le poesie.
Eccone alcune del poeta spagnolo Pedro Salinas che ritengo di superba eleganza nella purezza espressiva e semantica:

Eterna presenza

Non importa che non ti abbia,
non importa che non ti veda.
Prima ti abbracciavo,
prima ti guardavo,
ti cercavo tutta,
ti desideravo intera.
Oggi non chiedo più
né alle mani, né agli occhi,
le ultime prove.
Di starmi accanto
ti chiedevo prima,
sì, vicino a me, sì,
sì, però lì fuori.
E mi accontentavo
di sentire che le tue mani
mi davano le tue mani,
che ai miei occhi
assicuravano presenza.
Quello che ti chiedo adesso
è di più, molto di più,
che bacio o sguardo:
è che tu stia più vicina
a me, dentro.
Come il vento è invisibile, pur dando
la sua vita alla candela.
Come la luce è
quieta, fissa, immobile,
fungendo da centro
che non vacilla mai
al tremulo corpo
di fiamma che trema.
Come è la stella,
presente e sicura,
senza voce e senza tatto,
nel cuore aperto,
sereno, del lago.
Quello che ti chiedo
è solo che tu sia
anima della mia anima,
sangue del mio sangue
dentro le vene.
Che tu stia in me
come il cuore
mio che mai
vedrò, toccherò
e i cui battiti
non si stancano mai
di darmi la mia vita
fino a quando morirò.
Come lo scheletro,
il segreto profondo
del mio essere, che solo
mi vedrà la terra,
però che in vita
è quello che si incarica
di sostenere il mio peso,
di carne e di sogno,
di gioia e di dolore
misteriosamente
senza che ci siano occhi
che mai lo vedano.
Quello che ti chiedo
è che la corporea
passeggera assenza,
non sia per noi dimenticanza,
né fuga, né mancanza:
ma che sia per me
possessione totale
dell'anima lontana,
eterna presenza.

Non ho bisogno di tempo 

Non ho bisogno di tempo
per sapere chi sei:
conoscersi è luce improvvisa.
Chi ti potrà conoscere
là dove taci, o nelle
parole con cui tu taci?
Chi ti cerchi nella vita
che stai vivendo, non sa
di te che allusioni,
pretesti in cui ti nascondi.
E seguirti all'indietro
in ciò che hai fatto, prima,
sommare azioni a sorriso,
anni a nomi, sarà
come perderti. Io no.
Ti ho conosciuto nella tempesta.
Ti ho conosciuto, improvvisa,
in quello squarcio brutale
di tenebra e luce,
dove si rivela il fondo
che sfugge al giorno e alla notte.
Ti ho visto, mi hai visto, ed ora,
nuda ormai dell'equivoco,
della storia, del passato,
tu, amazzone sulla folgore,
palpitante di recente
ed inatteso arrivo,
sei così anticamente mia,
da tanto tempo ti conosco,
che nel tuo amore chiudo gli occhi,
e procedo senza errare,
alla cieca, senza chiedere nulla
a quella luce lenta e sicura
con cui si riconoscono lettere
e forme e si fanno conti
e si crede di vedere
chi tu sia, o mia invisibile.









TUTTO L'UNIVERSO OBBEDISCE ALL'AMORE -Franco Battiato-
performance con Carmen  Consoli







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