lunedì 1 febbraio 2016

Ero intelligente e volevo cambiare il mondo. Ora sono saggiA e sto cercando di cambiare me stessA




Partiamo da due presupposti
1 è impossibile vivere in questa società ed essere al 100% vegan
2 la coerenza nell’essere umano non esiste
“Quindi è una battaglia persa?” NO.
Sono semplicemente due fattori di cui dobbiamo tenere conto. La coerenza non è lo stato finale, la coerenza non esiste, è solo una spinta, una tensione che ti spinge al ragionamento e al cambiamento ma che è impossibile da raggiungere perché non è nella natura dell’essere umano. Egli è contradditorio, confuso, irrazionale, irascibile, pauroso. Non si tratta di sopprimere questi aspetti, ma di accettarli e prendere consapevolezza, senza cadere nella passività e nella chiusura mentale: sempre aperto e ricettivo, anche se incoerente.
Sii tu il cambiamento che vorresti vedere nel mondo
La buona notizia è che non è necessario fare grandi cose, imprese epiche per essere degli eroi; la brutta, per voi, è che ogni gesto che facciamo ogni ora, giorno, mese, anno, vita ha delle ripercussioni su noi stessi e basta aver un po’ di riguardo per quei gesti per migliorare noi stessi. Io sono madre terra, lei è parte di me e io sono parte di lei: io vivo, respiro, penso, agisco grazie alla sua esistenza, in un ciclo continuo di dare e avere, donare e ricevere. Il gesto di riguardo, quello disinteressato dà la spinta al cambiamento più profondo nel mondo intero. Se non lo sai è perchè sei solo troppo chiuso, anestetizzato, per non accorgerti del potere che hai di mutare, trasformare con il tuo pensiero-azione, di migliorare madre natura e quindi te stesso.
Sii convinto almeno del fatto che in questa società tu esisti e servi principalmente in veste di “consumatore”. I tuoi consumi hanno potere, un enorme potere che la pubblicità tenta di manipolare a suo piacimento, invogliandoti e facendo leva sugli istinti più rozzi e primitivi. Tu puoi fare fallire un’azienda piuttosto che un’altra, sei responsabile quanto lei dei prodotti che compri, complice dall’inizio alla fine del processo che il prodotto subisce. Questa è un’enorme responsabilità (che nessuno però ti fa notare) su cui non puoi non ragionare.
Prima di intraprendere il percorso veg, mi ero avvicinata al paganesimo, la religione della natura, non tanto in quanto religione ma come paradigma. Ogni manifestazione della natura è manifestazione divina, la magia risiede solo in chi è capace di guardare con rispetto e umiltà, ella ha da raccontarti ed insegnarti a vivere. Aderire alla filosofia vegan è stato uno step consequenziale, naturale, logico: ero e sono così innamorata delle montagne, dei ruscelli, del fuoco, degli alberi, della luna, degli animali che non potevo essere complice del loro sfruttamento, della loro morte e distruzione. Madre terra mette a disposizione tutto ciò che mi serve per vivere bene e in salute, felice e spensierata: lo fa con abbondanza e sa ricompensarmi con la sua benevolenza, con i suoi segreti e misteri, con le sue estimabili bellezze.
Quello che è venuto a mancare all’essere umano è la riconoscenza: così pieno di sé, arrogante e presuntuoso, ha perso il filo dell’essenza della vita. Ha fatto della sua intelligenza, la sua più grande stupidità. Così ossessionato dalle cose e spinto all’esterno, al di fuori di sé che è divenuto incapace di guardare dentro, riconoscere le priorità autentiche ed essenziali, quelle piccole ma di valore, appunto. Voltiamoci e ritorniamo dentro noi stessi per ritrovarci e ritrovare Madre Natura.
Sono ormai anni che seguo la filosofia veg. Mi ricordo, quando presi la decisione, che ebbi tutti contro: allora c’era molta più disinformazione (zero prodotti al supermercato ad esempio) e ancora non si sapeva cosa bene fosse, quando andavi in vacanza rischiavi veramente di morire di fame o mangiare per una settimana della stupida insalata. Diedi la notizia della mia scelta alle allora due persone più vicino a me che mi risposero: “dai, ma che cosa dici? non fare la capricciosa”; “è una scelta troppo estremista, capisco ancora ancora i vegetariani” (Oggi, per la cronaca eh, tutte e due queste persone tendono al veg). Ero sola, totalmente sola, piena di dubbi sia di ordine teorico che pratico. E’ stata una lotta contro il mondo estenuante, per fortuna che internet mi aiutò e supportò. Il fattore più duro, non è stato tanto il cambiare “dieta” e le abitudini ma il confronto (o meglio scontro) continuo che avevo con le altre persone: sottoposta a mille critiche ed osservazioni negative, domande a tratti assurde, considerazioni arroganti, toni aggressivi. Le persone si trasformavano, sentivo proprio quanto la mia presenza fosse vissuta come un “giudizio” (im)morale intollerabile, quanto non potessero sopportare il peso delle presunte accuse che le stavo facendo. Per le persone è troppo sapere che sono coinvolti in atti immorali, che comportano morte e sfruttamento, ma il collettivo, la società li rassicura come un sedativo che spegne le loro menti, induce a non porsi domande mentre vengono cullati dalle loro ormai consolidate e cieche abitudini.
Ogni cosa ha bisogno del suo tempo.
Dicevo, sono anni che sono veg, troppo pochi.. Ho passato gran parte della mia vita da onnivora, ma erano quelli necessari per me per riuscire a fare il salto. Non basta sapere le cose, avere le informazioni (quello aiuta indubbiamente eh), statistiche ecc.. Il salto si fa con la consapevolezza. Una volta che hai interiorizzato, hai la consapevolezza di, non puoi più fare finta di niente, non puoi non ascoltarti, non puoi più continuare a sottostare alle tue abitudini. Il cambio di mentalità, il salto di coscienza, la scintilla che scatta è qualcosa di radicale, che DEVI ascoltare, per te, perché te lo chiede la madre terra. Non è una rinuncia, non è un limite, è piuttosto una liberazione, un dovere, un gesto spontaneo e disinteressato.

Ho passato diverse fasi (le classiche- molte persone si ritroveranno) in relazione al mondo, alle persone. All’inizio ero arrabbiata e frustrata dalle persone: trovavo assurdo come queste non capissero questa associazione così semplice (carne e derivati= morte e sfruttamento+morte - insomma non è tanto difficile, è un dato di fatto eh), non mi ascoltassero e non mi prendessero nemmeno in considerazione, ero arrabbiata perché le persone oltre a non svegliarsi cercavano in tutti i modi di annientare me, di distruggermi sia per la mia scelta che, alla fine, come persona. Anzi non ero neanche più una persona ai loro occhi, divenivo una mera categoria, il mio nome era: “la vegana”. Ho passato una seconda fase in cui nascondevo questo lato di me (e puntualmente erano i miei amici a ricordarlo al mondo) perché ero stufa di passare per la fanatica, estremista, la strana, quella alternativa, la moralista, la sciocca; ero stanca di giustificarmi e difendermi con persone che nemmeno ascoltavano e mi mettevano a disagio, con una demenza di ironia di contorno; ero esausta di non essere lasciata in pace di portare avanti la mia scelta che non faceva male a nessuno (a nessuno nessuno proprio eh – che paradosso “criticata per non fare male a nessuno”, è incredibile, ogni volta che ci penso mi viene da ridere per quanto possa essere un’assurdità). Io rappresentavo il nemico da abbattere, questo era un dato di fatto (e non vittimismo eh). Uscita da questa fase, in qualche modo, sono diventata più forte e più consapevole: conosci (come ben ho potuto esporre) i meccanismi di difesa delle persone (e impari a “rispettarli”); impari a ottimizzare le energie, non le sprechi più in inutili discussioni a senso unico con il cretino di turno, parli con toni pacati solo con le persone che sono incuriosite e veramente interessate a come la pensi; meno cose irrilevanti ti toccano e ti scompongono, mantenendo il tuo equilibrio che a fatica ti sei costruito, perché capisci che non devi rendere conto a nessuno delle tue scelte etiche e personali, lo fai per te, te che sai parte di madre natura e madre natura è parte di te.
**In perfect Love and perfect Trust** 
(F.)

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