sabato 16 aprile 2016

Il Referendum sulle trivelle, posizioni geologiche a confronto per una scelta consapevole: Vota Sì.

Domani abbiamo la possibilità di esprimere con il nostro voto se concedere i permessi per estrarre idrocarburi in mare, entro 12 miglia dalla costa (circa 20 chilometri da terra), debbano durare fino all’esaurimento del giacimento, come avviene attualmente, oppure fino al termine della concessione.










La tematica è molto tecnica ed io consapevole della mia incompetenza, vi riporto la posizione di due amici geologi:


Paolo, lavora sulle piattaforme e scrive:

Tante buone ragioni per non limitare l’estrazione di idrocarburi in Italia.
Prima di decidere se è giusto o no continuare ad investire nella ricerca di idrocarburi in Italia credo sia necessario riflettere avendo una visione più ampia e completa dei diversi aspetti coinvolti.
La logica “non vicino a casa mia’’ non può e non deve essere, lo spirito che anima le coscienze di coloro che hanno a cuore i temi energetici e ambientali.
Gran parte di coloro che intendono fermare le perforazioni, recitano all'infinito il mantra delle multinazionali cattive e dei disastri ambientali imminenti senza riflettere sugli aspetti tecnici e sulle reali possibilità che abbiamo di sostituire totalmente e nell’immediato, gli idrocarburi con fonti di energia rinnovabili.
In Italia dalla grandissima parte dei giacimenti offshore si estrae gas. Per questi il rischio ambientale è bassissimo, infatti il metano è un gas e se dovesse bruciare accidentalmente produrrebbe acqua e anidride carbonica.
Il metano è il combustibile fossile meno inquinante che ci aiuterà nella lunga transizione verso le rinnovabili. Non dimentichiamoci che in Italia esistono centrali elettriche che funzionano ancora a carbone.
Giacimenti di petrolio si trovano al largo dell’Abruzzo e della Sicilia, le profondità relativamente ridotte di questi mari rendono molto improbabile il verificarsi di eventi catastrofici, come quello avvenuto nel Golfo del Messico dove il fondale marino è a 1600 m di profondità.
Dopo l’incidente sul Piper Alpha nel Mare del Nord (1988) le misure di sicurezza per quanto riguarda tutti gli impianti offshore sono state totalmente riviste e migliorate.
Lo prova il fatto che in Italia, mai si sono verificati incidenti significativi ed il tasso di infortuni è bassissimo, anche confrontandolo con altre realtà industriali.
L’attività di perforazione ed estrazione di idrocarburi è molto complessa e richiede il lavoro di molte persone, per questa ragione è molto difficile nascondere situazioni di pericolo, TUTTO viene monitorato e registrato.
Vige la politica che ognuno può fermare il lavoro se dovesse pensare, che la sicurezza possa essere a rischio, ogni lavoratore è obbligato a scrivere regolarmente un certo numero di observation cards dove riportare malfunzionamenti o comportamenti scorretti, con premi in denaro e valori.
Questo non significa ovviamente che il rischio di un incidente è zero. Le multinazionali come tutte le aziende ricercano profitti, seguendo le normative vigenti nel paese in cui operano, per cui non mi stupirei se pratiche non permesse in Europa siano tollerate in altri paesi. Nulla le terrorizza di più del danno di immagine e del danno economico che qualsiasi incidente comporta. Le azioni della multinazionale BP sono crollate del 50% in seguito all’incidente del Golfo del Messico ed il danno di immagine è stato enorme. Se lo stesso incidente fosse avvenuto in Africa non avrebbe avuto la stessa risonanza sui media, sarebbe già dimenticato.
Ora un momento per fare un poco di chiarezza nella nebbia che ci avvolge.
In Italia NON si fa fracking, chi dice il contrario mente o non conosce che cosa sia il fracking.
Non esiste quindi un rischio di terremoti provocati dal fracking ma come ben sappiamo purtroppo l’elevata sismicità dell’Italia è correlata a cause del tutto naturali.
La perforazione e l’estrazione di idrocarburi NON contamina le falde acquifere. Infatti non appena si conclude la perforazione si installa lungo il pozzo un rivestimento in acciaio (casing) e viene completamente cementato l’intercapedine tra la roccia e il casing. Questa operazione viene ripetuta più volte in modo tale che alla fine si ottenga un’alternanza di più livelli di acciaio e cemento che isolino completamente il pozzo dalle rocce circostanti.
NON uccidiamo i delfini. Non conosco il trend della popolazione dei cetacei nel nostri mari ma non credo che gli impianti di perforazione siano responsabili per il probabile declino. Che ne dite di tutti gli scarichi fognari dei nostri efficientissimi depuratori? la plastica e tutto ciò che buttiamo nei fiumi? il pesce che peschiamo oltre ogni ragionevole limite? Mi raccomando domani tutti a mangiare sushi all’all you can eat, che bravi che siamo a convincerci che amiamo il mare.... Certo si può sempre migliorare, adesso durante le perforazioni vengono posizionati in mare dei sensori che rilevano la presenza di cetacei entro un raggio di 1 miglio. Se presenti, le operazioni che possono comportare stress per loro vengono interrotte o limitate. La bella verità è che sotto le piattaforme trovano rifugio tantissimi pesci, su youtube c'è un bellissimo video sulla piattaforma Vega in Sicilia, guardatelo per ricredervi.
Rimane il fatto che oggi gli italiani consumano tanto petrolio e tanto gas. Lo compriamo in gran parte dall’Arabia Saudita, Russia, Nigeria, Iran ed altri paesi con democrazie assenti o poco credibili e che sicuramente in campo ambientale non hanno la stessa cultura che abbiamo maturato in Europa. Credete che i diritti dei lavoratori o le basilari norme ambientali che ci stanno tanto a cuore, siano la loro massima preoccupazione? Quanta ipocrisia... Cose che ho visto in certi paesi sarebbero impensabili in Italia.
Concludendo, limitare l’estrazione di idrocarburi in Italia non significa automaticamente rimpiazzarli con altri tipi di energie non inquinanti o scongiurare qualsiasi sversamento di petrolio in mare. Le petroliere continueranno a solcare i nostri mari per rifornirci di petrolio e passeranno quotidianamente vicino alla nostre amate Tremiti e al resto delle coste italiane. Qualcuno ricorderà che il più grande disastro ambientale avvenuto in Italia è stato provocato dalla petroliera Haven nel 1991.Per quanto mi riguarda preferisco l’idea di sfruttare le risorse che abbiamo, utilizzando le tecnologie più avanzate, prendendomi le relative responsabilità e affidandomi a tecnici specializzati con anni di esperienza che credo sappiano fare bene il proprio lavoro. Ultima cosa, per favore, se ne dobbiamo parlare utilizziamo l’italiano, si sta discutendo di PERFORAZIONI non trivellazioni, la povera trivella non è mai stata utilizzata nell’ambito petrolifero. “


Flaminia,  lavora per lo Stato, mi spiega:

In Italia c'è più estrazione di gas che di petrolio ma là dove sono presenti le piattaforme: Basilicata e Puglia, nella zona di Taranto in primis, si riscontrano problemi di salute diffusi nella cittadinanza (l'incidenza tumorale è statisticamente maggiore).
E' ovvio che passare da un giorno all'altro all'utilizzo delle rinnovabili è impossibile ma è anche vero che un esito positivo del referendum sancirebbe la direzione della politica energetica verso il potenziamento delle fonti alternative. In tal caso l'energia eolica potrebbe rappresentare un buon punto di partenza perché tutte le coste italiane hanno caratteristiche idonee alla produzione di questa.
Un'altra fonte che dovrebbe essere maggiormente valorizzata è il geotermico, come ci dimostra la Toscana che vive di questa fonte ( sfruttando il calore naturale emessa dal sottosuolo)oppure in pianura padana dove si sfruttano le variazioni di temperatura naturali del primo sottosuolo.
Geologicamente parlando sfruttare tutto il giacimento fino all'esaurimento o fino ai livelli consentiti dalla legge non cambia nulla nella sostanza perché quella che sarebbe la migliore direzione da prendere è la dismissione di questi impianti di perforazione o di trivellazione per investire nella produzione green, consapevoli che ci vuole del tempo ma sopratutto che ci vuole una direzione politica che vada in questo senso.
Ci sono un sacco di informazioni di cui non siamo a conoscenza: ad esempio esistono le macchine ad idrogeno e sono brevettate ma l'interesse economico delle multinazionali è focalizzato sul petrolio e i suoi derivati per cui rimangono un brevetto non immesso nel circuito produttivo.



Per concludere un altra cosa su cui riflettere è che il governo e  il tam tam mediatico (che mi suona meglio come medio idiotico ;) dei giornali di partito che invita il popolo a non prendere posizione. Un popolo ignorante si governa meglio ovviamente. Dobbiamo  indignarci di questi fantocci e dell'insulto che fanno al nostro diritto di cittadini di esprimerci su tematiche così importanti.

Non è lo spirito di “ non a casa mia” che ci deve muovere. Ha ragione Paolo su questo. Lo spirito ecologista dev'essere emancipato dal campanilismo, infatti si muove con coscienza collettiva sulla tematica dei beni comuni nel rispetto per madre terra. Se devo trovare uno slogan a cui appellarmi eccolo: “Difendi la volontà di un futuro pulito e del rispetto per madre terra. Esercita il potere che hai come cittadino di esprimere la tua volontà. Vai a votare e vota sì!"

E per la cronaca: il mantra delle multinazionali cattive e dell'imminente catastrofe ambientale che si prospetta dall'attuale evoluzione dell'economia non sarà mai ripetuto abbastanza finché tutti non saremo consapevoli, informati e attivi.




Ho bisogno del mare perché m'insegna:
non so se imparo musica o coscienza:
non so se è onda sola o essere profondo
o sola roca voce o abbacinante
supposizione di pesci e di navigli.
Il fatto è che anche quando sono addormentato
circolo in qualche modo magnetico
nell'università delle acque.
Non sono solo le conchiglie triturate
come se qualche pianeta tremante
partecipasse lenta morte,
no, dal frammento ricostruisco il giorno,
da una raffica di sale le stallattiti
e da una cucchiaiata il dio immenso.
Ciò che m'insegnò prima lo custodisco ! È aria,
vento incessante, acqua e arena.
Sembra poca cosa per l'uomo giovane
che giunse a vivere qui con i suoi incendi,
e tuttavia il battito che saliva
e scendeva al suo abisso,
il freddo dell'azzurro che crepitava,
lo sgretolamento della stella,
il tenero dispiegarsi dell'onda
sperperando neve con schiuma,
il potere quieto, lì, determinato
come un trono di pietra nel profondo,
sostituì il recinto in cui crescevano
ostinata tristezza, oblio accumulato,
e bruscamente cambiò la mia esistenza :
diedi la mia adesione al puro movimento.


Pablo Neruda
Memorial de Isla Negra
1964




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