mercoledì 22 febbraio 2017

*** Balsamo per lo spirito anti cellulite celebrale***



Mai una gioia? /Tutta colpa loro? /Che stanchezza./ Non lo so?/ non ce la posso- puoi-possiamo-potete- fare.”
Affermazioni e domande molto negative, tipiche dei sintomi descritti da una malattia, a lungo ignorata ma capillarmente diffusa in tutto il mondo, che colpisce molt* indistintamente dal sesso e dall'età.
E' la cellulite nel cervello.
Questo disagio si crea a livello psichico perché i neuroni si ingabbiano nelle abitudini che li sottomettono in ranghi e stereotipi; idee preconcette che l'ambiente esterno introduce in noi.
-Omologati, convenzionati, abbassa la cresta, non essere troppo divers*-
da qui la crisi dell'individuo che rinuncia alla curiosità del sentirsi unico
per assuefarsi al ruolo sociale che recita.

Sentimento precisamente descritto da Pasolini nella "Ballata per le madri":


Il fatto è che si rischia e si rischia parecchio, nell'essere originale.
Espone alla critica (con conseguente derisione, denigrazione o isolamento) e non voglio assolutamente pensare a come possa ripercuotersi in maniera più pericolosa perché probabilmente avrei troppa paura delle conseguenze per permettermi la positiva arroganza che mi da l'ispirazione per scrivere; ma quello che è evidente è che l'originalità e la fedeltà a se stessi da un'adrenalina pazzesca: quella della libertà.

Vivo in una città non molto piccola, ma dalla mentalità estremamente provinciale.
Scrivendo il business plan parlo del targhet mercato imolese come:
il/ la consum-atore/trice medi* imolese ha una buona capacità di acquisto ma è estremamente vincolato alle logiche dettate dall'abitudine che lo portano ad affezionarsi a un locale senza considerare troppo approfonditamente le dinamiche che sottostanno all'attività stessa e senza dare molto spazio al provare cose nuove. La dinamica del gruppo e il marketing esteta prevalgono nell'individuazione delle scelte di consumo pertanto gli acquirenti si muovono come gregge di pecore che si insedia là dove l'immagine risulta essere più allettante. Si tratta di una zona provinciale dove vi è poca mobilità sociale e poca propensione all'apertura culturale”.
in questa mia ridente città natale, il modello aziendale di cui sono socia ha un enorme capitale umano e ideale che pare inevitabilmente collidere con le ambizioni di espansione economica.
Ma il BGF riesce a sopravvivere e a non andare (troppo spesso) in rosso sul conto corrente.
Come?
Ecco all'outing: Il BGF è una piccola comune di sorellanza.
viviamo assieme oltre a lavorarvici Chiara, Andrea ed io.
Facciamo yoga alla mattina prima di iniziare a cucinare e ascoltiamo musica meravigliosa mentre
prepariamo le portate del giorno.
La maggior parte degli ingredienti che lavoriamo vengono dai/lle produttori del Mercolbio, a cui partecipiamo oppure dal nostro orto, sebbene l'Appennino con le erbe spontanee contribuisca non poco.
Io ho una figlia, Chiara e Andrea un cane a testa e viviamo tutt* piuttosto felicemente sotto lo stesso tetto.
Il cibo non ci manca -potete immaginare- e nemmeno gli argomenti per conversare, e -vi posso assicurare – tanto meno le cose da fare.
Viviamo in maniera critica lo spirito edonista contemporaneo che indica la felicità nel lavorare il meno possibile e ci ribelliamo a tale istanza realizzandoci nell'attività che svogliamo.
Eppure, dato che credo che quando un sistema finisce per giustificarsi da solo sia molto triste perché significa che è chiuso, ecco che proponiamo l' invito del BGF all'aggregazione anti-cellultite celebrale.
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Una signora attempata si è fermata l'altra mattina davanti alla vetrina del BGF,
vedendola incuriosita sono uscita per invitarla ad entrare.
Mi ha chiesto: -ma voi vendete balsamo per lo spirito?-
Sul momento ho sorriso un po' spiazzata e ho bonficchiato qualche parola di convenevole ma ora so che no:
Noi non lo vendiamo il balsamo per lo spirito, noi lo regaliamo .


A tutta biogrinfanza contro la cellulite celebrale,
Simicca

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