martedì 18 aprile 2017

*** Dhamma, Vegan e Minoranze***

Istruzioni per il post:
ascolta il suono dei Cimbali

 

la mente reciti: ***Possano tutti gli esseri essere liberi e felici***
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Una storia di Dhamma:

Nel tempo in cui per fare i lunghi viaggi si era soliti utilizzare la nave capitò che un emerito professore di scienze dovette salpare per l'America.
La nave che lo trasportava era un mercantile e il professore non aveva molte persone attorno con cui parlare. Passava così gran parte del suo tempo a studiare ed approfondire i suoi argomenti.
Un giorno, stanco e un po' imbarazzato dal maldimare, incontrò a poppa un mozzo.
Il professore lo interrogò: tu che sei di bordo, cosa conosci dell'oceoneagrafia?
Il mozzo rispose: non so nemmeno cosa significhi…
Il professore allora lo istruì mentre con un certo disprezzo, pensava dentro sè : -che spreco che è la vita su una nave se non si conosce ei processi chimici e fisici che regolano l'ambiente.-
e il mozzo rispose umilmente: mi perdoni professore se non ho studiato.
Non ne ho avuto la possibilità di studiare e chissà se ne sarei stato in grado-
poi si congedarono amichevolmente e il mozzo ringraziò il professore della lezione.
Quando il professore tornò alla sua cabina, non fece in tempo a sedersi alla scrivania che la nave iniziò a vacillare bruscamente.
Il tempo era mutato e all'improvviso la tempesta imperversava fra le onde del mare adirate.
Riusci a stento a tornare a poppa.
I marinai si gettavano in mare, la barca sprofondava velocemente.
Il mozzo gridò : “ si butti professore, nuoti”
ma il professore restava e lo sguardo era triste.
Non sapeva nuotare.


"C'est pas l'homme qui prend la mer C'est la mer qui prend l'homme"





Questa è una parabola del maestro Goenka che viene tramandata tutt'oggi nella scuola di meditazione Vipassana e che invoca l' umiltà come qualità  radicabile, insegnabile, al pari di tutte altre scienze tradizionali.
Lo sviluppo dell'intelligenza emotiva e l'empatia altruistica sono una direzione dello sviluppo umano necessaria per una società felice e in questo centro si applicano per questo fine http://www.atala.dhamma.org/pub/index.php. Se avete la possibilità andate a visitarlo e a praticare la meditazione.
           Preambolo:
Oggi, anno domini 2017, la natura è disordine e declino?
Eppure quali evolutissimi livelli di scienza e di tecnica, di conoscenza abbiamo a disposizione…
Abbiamo a disposizione una serie di dati pressoché impossibili da elaborare per un cervello umano, per tanto viviamo in stretta simbiosi con gli/le altr*.
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Dopo questa lunga premessa andiamo a parlare di veganismo. 
E sarò noiosa, ve lo dico già così evito di sentirmi in colpa alla fine.
Discorrendo con la maggioranza delle persone di veganismo, da vegan quale io sono, si viene pedissequamente criticati nonostante che – e lo sottolineo con una certa soddisfazione- negli ultimi anni la tollerenza sociale stia velocemente migliorando ma laddove impazza la voglia di discriminare e dare la propria opinione ovvero sui social -questi catalizzatori di emozioni che ti danno l'ebbrezza di esprimerti parlando come da un palco a un pubblico- non sembra proprio voler ammansirsi lo scontro vegan contro no vegan.
Il fenomeno è tanto inflazionato da risultare sdoganato, per molt*, e “le battute sui vegani hanno rotto il cazzo molto più dei vegani stessi” cito Lercio.
Ma lo scontro è amato, in fondo alla gente piace la guerra così ho ritenuto opportuno concentrarmi nell'analisi delle motivazioni profonde che sono alla base del comportamento collettivo discriminatorio.

E' evidente che quanto quando si parla di cibo e di alimentazione scatta nell'individuo qualcosa di passionale nel dovere di difendere le proprie abitudini, e lo fa nella maniera che gli è più congeniale, spesso eclatante, disprezzante o svalutativa nei confronti di chi non condivide la propria dieta. Di fatti, dobbiamo considerare che l'atto del nutrirsi è istinto vitale primario, ricordo inconscio dei primi attimi che decretano la sopravvivenza di quando veniamo al mondo. E' forte e imprescindibile dunque la valenza affettiva e identitaria in cui ci si riconosce nella propria dieta; questo valore archetipico che ci lega alla vita e ci da attaccamento all'identità.


Discostarsi dalle scelte del gruppo originario, o dalle abitudini condivise dalla moltitudine, deve avere una profonda e forte motivazione oltre che, come pare ovvio, una certa propensione di apertura mentale, essenziale per ogni cambiamento.
Lo stimolo a scrivere questo post me l'ha dato un mio caro amico, dalla mente lucida e brillante. Abbiamo scatenato un dibattito sul veganismo e sulla tolleranza per le minoranze a partire dalla notizia del Tar di Bolzano che ha accolto la richiesta di una madre vegan, che ha ottenuto la possibilità di mangiare vegan per il suo bambino. http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/03/27/bolzano-niente-menu-vegano-allasilo-il-tar-condanna-il-comune-di-merano/3478949/#disqus_thread 
Ci si è chiesto se sia giusto che un genitore possa decidere la dieta del figlio quando possibilmente pericolosa.
Prima di tentare di rispondere è opportuno ricordarci che se leggete i giornali sapete benissimo come vengano riportati con grande clamore i casi di bambin* ricoverat* per carenze nutrizionali, evidenziando come la causa sia sempre la stessa: genitori vegan. Fanatici genitori vegan.
Raramente tali notizie vengono smentite o anche solo corrette quando non si rivelano fondate perché - lasciatemelo dire in tutta onestà e senza per questo dover essere additata come complottista- ci sono interessi economici enormi dietro l'industria della carne.

Ciò è evidente anche notando il poco spazio mediatico dedicato ai genitori dei bambini affetti da obesità o da sindrome di iperattività che ai fatti non sono processati per aver cresciuto i figli a mc Donald e merendine industriali.
Socialmente viene quindi accettato che i bambini si ingozzino di cibo spazzatura ma non che vengano alimentati in maniera vegan.
Il discorso ora si sposta sulla scienza nutrizionista, sulle informazioni di cui disponiamo per decidere come alimentarci in maniera salutare.
Il mio amico è uno scienziato e mi ha invitato a indagare nella letteratura scientifica di riviste specializzate per poter difendere il mio essere vegan e se in un primo momento ho pensato che era quello che avrei fatto, poi ho capito che non è questo ciò su cui voglio specializzare il mio essere. Come il mozzo della storia con cui ho iniziato, non ho la preparazione per sostenere che la dieta vegan è più sana per il nostro fisico di quella onnivora, perché non sono un medico nutrizionista o una biochimica dell'alimentazione.
Ma sono vegan da 5 anni, prima vegetariana da 17 e ad oggi posso accertarvi che sto bene, non ho carenze. Sono cresciuta nella filosofia vegan che per quanto mi riguarda è stata una scelta dettata dall'empatia con gli animali e di logica ecologica. Riconoscendo l'assunto tat twam asi delle Upanishad vediche “ cio tu sei” si interpreta il macrocosmo dell'universo nel microcosmo dell'individuo. Tale coscienza olistica mi porta a cercare la completezza dell'individuo nell'unione di mente e corpo e sui differenti livelli di materia ed energia, con uno devozione profonda per l'ambiente che mi ospita, in sintonia con una concezione di natura che viene resa antropomorfica dalla necessità stessa del mio cuore di amare.

Dell'essere vegan ne faccio un discorso d'amore, nei confronti degli animali e della terra.


-Boia, che outing post hippista!-
 me ne rendo conto,
tuttavia lo preferisco -e di gran lunga - al post nichelismo.


ora, tornando al discorso della scelta genitoriale sulla dieta dei/lle figli*: a differenza dei genitori che alimentano la prole a junkie food che spesso – perlomeno dobbiamo augurarcelo- sono ignari della scelta alimentare che compiono, pilotati da pubblicità provocatorie e ammalianti che giustificano un'economia da centri commerciali e shopping compulsivo; i genitori vegan scelgono consapevoli di andare contro corrente, di venire criticati.
Sarà uno stereotipo, in questi tempi di femminismo da pentimento di essere madri, ma io credo che sia naturale che un genitore voglia trasmettere ai/lle figl* la saggezza della propria esperienza di vita che che lo orienta nel mondo e nel decidere di cosa alimentarsi.
I vegan sono ancora la minoranza della popolazione, incutono un certo timore perché l'espansione è molto rapida ed eterogenea rispetto ad altre minoranze come quelle immigrate o di credo religiosi.
I supermercati si stanno adeguando con scansie dedicante, anche se, francamente, il fatto che abbiano creato un'offerta surrogata all'offerta carnivora della quale vengono anche scimmiottati i titoli “ fiorentina di seitan” mi pare allucinante. Ma ancora più allucinante ritengo gli imballaggi, la plastica, le etichette e i codici a barra quando i dati sull'emergenza ambientale hanno stabilito il 2100 come inizio di distruzione della razza umana.
Ma tornando a noi, che fino al 2100 non campiamo comunque.
Parlavamo delle minoranze e ritengo importante scrivere che le minoranze creano quella eterogeneità di idee con cui si evolve la democrazia, di cui si nutre la società per tanto dovremmo essere tutt* rispettat*, anzi tutt* liber* e felic*.
- ce lo ricordiamo ancora il mantra con cui ho aperto il post?-
Concludo dicendovi che alla mamma, che si è sbattuta non poco per far sì che suo figlio mangiasse vegan, io dico grazie come dico grazie alle minoranze degli indiani d'America che lottano per far riconoscere il proprio diritto alla terra, ai/lle militanti in Val di Susa che da 20 anni sono presidiati dall'esercito, alle donne di Plaza de Mayo, ai copti d'Egitto, alle altre minoranze tutte che conosco e non mi vengono in mente al momento e quelle di cui non so per mia ignoranza. Oltre  dire grazie, laddove mi è a portata cerco di aiutare i gruppi di pressione: il comitato contro l'ampliamento della discarica tre monti; per il quale al Mercolbio abbiamo allestito laboratori con il fine di raccogliere fondi per il ricorso al Tar in merito alla sopraelevazione della discarica di Imola.
Con tanta gratitudine nel cuore per tutt* coloro che si danno da fare per non solo preservare il mondo dal devasto ma che tentano con la dignità di renderlo un posto migliore, ammonisco chi fa della discriminazione un esercizio, anche intelligente, di potere lo e invito ad usare per fini più nobili la propria energia.
Concludo con un estratto dell'ultimo libro che ho letto: Le prigioni che abbiamo dentro di Doris Lessing:

“Se fai parte di una comunità unita sai che puoi permetterti di non essere d'accordo con le idee di quella comunità solo a tuo rischio e pericolo (...) la cosa più difficile al mondo è proprio sostenere un'opinione contraria a quella dominante nel gruppo, continuandone a farne parte (…) il futuro di tutt*, dipende da questa minoranza. Dovremmo escogitare i modi per educare i nostri figli in modo che vadano a rafforzare quella minoranza e non, come facciamo oggi perlopiù, a riverire il branco perché nei momenti di sobrietà, nei momenti umani, quando pensiamo, quando riflettiamo, tutti noi sospettiamo che questo “io ho ragione e tu hai torto” sia un'idiozia. Tutta la storia, tutto il progresso , procede grazie all'interazione e all'influenza reciproca, e anche i più violenti ed estremi di pensiero e di azione s'inseriscono nella trama complessiva della vita umana di cui rappresentano un filo.”


Vi saluto con una canzone:




Dall'avamposto vegan biologico imolese,
Bio Green Food
SimoSimicca

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